USB al CONGRESSO MONDIALE DEI SINDACATI DELLA SCUOLA

Nazionale -

- in allegato l'intervento della delegata USB

 -    3 ottobre giornata internazionale della FSM per il diritto all'acqua, al cibo, all'istruzione!

Incontro Internazionale ore 9,30 -- 13,30 presso la Sala Di Liegro (Provincia di Roma) - Via IV novembre, 119 -ROMA alle 15 Corteo dal Colosseo alla FAO

  • Celebrato il XX congresso del FISE - Un grande congresso

 

 



24 paesi (Asia, Africa, Europa, America Latina, Nord America, Medio Oriente)   31 i sindacati     250 delegati - educatori

  Si è svolto con successo a Caracas, Venezuela, il XX Congresso della FISE, l'organizzazione settoriale degli educatori, affiliata alla Federazione Sindacale Mondiale.
Il consiglio del FSM è stata rappresentata dal compagno Valentin Pacho, Vice Segretario Generale.

Il Congresso ha deliberato:
Il Documento di Caracas: Dichiarazione in materia di istruzione.
Il piano d'azione 2012-2013 FISE
Ha eletto la nuova politica guidata dal nuovo Segretario generale, il compagno presidente Orlando Perez e compagno Hassan Ismail.

Durante il Congresso, 10 sindacati di richiesta di nuovi affiliazione ufficiale alla FISE.

Insieme ci lasciamo il passato alle spalle!
Avanziamo verso il domani con spirito militante!

 

 

 

 

Intervento USB -Italia

19-20 Settembre Caracas

Congresso Mondiale FISE-FSM

 

 

Compagni e colleghi è per me un grande onore essere tra voi


L'USB, la mia organizzazione di cui vi porto i saluti, ritiene questo Congresso e l'impegno della FSM nel settore della scuola di fondamentale importanza per lo sviluppo della lotta generale dei lavoratori di tutte le categorie, in tutti i paesi.

Condivide l'impostazione di classe della FISE e la necessità di rafforzare i nostri legami al fine di costruire un movimento organizzato di lavoratori anche nel settore della scuola e della formazione. Questo Congresso riveste per noi italiani di USB una particolare importanza per la nostra specifica condizione sia soggettiva di organizzazione sindacale “neonata” nella Scuola, sia per quella complessiva di noi lavoratori che stiamo vivendo le conseguenze del più duro e prolungato attacco alle nostre condizioni di vita e di lavoro, come e, per alcuni aspetti più, del resto del pubblico impiego e anche del privato.

Veniamo qui a prendere molto e a portare il nostro piccolo contributo, nella speranza di esserne all'altezza!


Da decenni nel nostro paese facciamo sacrifici per ripianare il debito pubblico.

Hanno prima negato la crisi, ora continuano a mentire sulla sua origine.

La chiamano crisi finanziaria, la crisi del debito sovrano ma come afferma il L.Vasapollo -direttore del Cestes (il centro studi di USB) è la crisi generale strutturale del sistema capitalista.

Il debito estero complessivo dell'Eurozona è pari al 183% del PIL, di cui solo il 44% è debito sovrano dei governi, mentre l'83% è delle banche e il 51% delle imprese.

La stessa Commissione Europea indica che nel 2009 l'UE ha destinato, considerando tutti gli effetti della politica economica e fiscale, 1/3 del proprio PIL al salvataggio delle banche.

L'Unione Europea, priva di una sua autonomia politica, impone ai paesi deficitari (PIIGS) le stesse regole dei piani di aggiustamenti strutturale che la WTO ha applicato negli ultimi 30 anni per fare “strozzinaggio” sui paesi dell'America Latina e condizionarne le modalità di sviluppo, facendo così giocare ora in Europa, come allora in America Latina, un ruolo centrale alle regole della Banca Mondiale, oltre a quelle del FMI.”

L'Italia con l'approvazione del Fiscal Compact per 20 anni, ogni anno, per ripianare il debito dovrà restituire 45 miliardi di euro di capitale e 90-100 miliardi di interessi, su 800 miliardi di bilancio statale.

La politica della Commissione Europea sull'istruzione inizia nel 2000 con “la strategia di Lisbona”, allora i capi di governo si impegnarono a realizzare, entro il 2010, "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale". Il 2010 è passato, scambi, progetti, nuovi percorsi formativi, certificazioni piuttosto che titoli di studi, ora abbiamo un altro piano, Europa 2020, altri parametri che non sarà possibile raggiungere.


I risultati finora dicono che la % dei giovani “illetterati” (non capiscono cosa leggono) è del 20% e 75 milioni di adulti hanno lo stesso problema.

In Italia, ad esempio, a fronte di un 98,9% di alfabetizzazione “Soltanto il 20% della popolazione adulta possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi nella società contemporanea”. E' analfabetismo funzionale. I dati sul resto della popolazione fanno paura: il 5% di chi ha tra i 14 ed i 65 anni non sa distinguere una lettera da un’altra o una cifra da un’altra; il 38% riesce a leggere con difficoltà, quando si tratta di singole scritte o cifre. Il 33% è in una condizione leggermente migliore: “un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona incomprensibile”.


La disoccupazione giovanile dai 15 ai 24 era in Italia nel 2010 del 26,5%, oggi è del 36,2% e quelli completamente inattivi, detti anche neet -fuori dal lavoro e dalla scuola- sono il 23%.


In tutti i paesi la politica per la scuola pubblica statale è quella di tagliare i costi, finanziamenti (in Italia il 70% in dieci anni) e posti di lavoro. Si licenziano i giovani e le donne dalla Scuola, 121 mila dal 2005.


L'impoverimento complessivo dei lavoratori e delle loro famiglie (superano gli 8 milioni i poveri nel nostro paese, 9 milioni non hanno cure mediche) procede senza sosta e questo non ha favorito la “ripresa della crescita” anzi: ogni sacrificio in questi decenni si è rivelato inutile e dannoso.


I dati del FMI danno all'Italia un +1,5 % pil, nel 2010; +0,4% nel 2011 e le proiezioni sono del -2,6% per il 2012 e -0,6% nel 2013. Se pure la percentuale dei finanziamenti all'istruzione rimanesse stabile al 4,5% (nostra elaborazione per il 2011) del PIL ci sarebbe molto poco con cui lavorare.


Le paghe sono bloccate senza contratto nazionale fino al 2017 e negli ultimi venti anni hanno perso il 30%. E' di questi giorni la notizia che lo stipendio per quest'anno dei dipendenti pubblici ha una variazione dello 0%, quelli dei privati a +1,7% mentre l'inflazione sale al 3,3%.

La spesa per le retribuzioni è calata per gli stipendi di docenti, nuovi assunti con un contratto diverso, personale amministrativo, tecnico e ausiliario mentre la spesa per i dirigenti aumentata del 17% negli ultimi 3 anni. Il numero dei contratti a tempo determinato sono aumentati. Non hanno trovato neppure i soldi per i premi promessi ai più “meritevoli”. L'aggiornamento del personale è stato di fatto privatizzato, per ogni lavoratore lo Stato spende 9 euro l'anno.


I “giovani” sono precari e disoccupati, le donne che sono l'88% e con una età media di 50 anni, devono lavorare fino a 65, perché la Corte Europea di Giustizia ha stabilito la parità tra uomini e donne del pubblico impiego e il Parlamento italiano, ovvio, ha subito innalzato l'età pensionabile delle donne! Donne che nella pubblica amministrazione hanno un salario inferiore del 10-15%.

Il numero degli studenti negli ultimi 10 anni è cresciuto di 198 mila e mentre 274 mila lavoratori sono andati in pensione, con le vecchie norme, ma con tutti i tagli dei vari Governi mancano almeno 150 mila lavoratori per far funzionare la Scuola. Così sono aumentati i carichi di lavoro.


Il Governo sta raschiando il fondo con i più odiosi provvedimenti contro i colleghi malati o gli studenti con handicap, e ancora contro il personale non docente, provocando una complessiva dequalificazione del personale, chiusura delle scuole nelle periferie, con la cancellazione dei diritti delle comunità linguistiche minoritarie.

Le conseguenze ricadono direttamente sui figli dei lavoratori.


2/3 degli edifici scolastici sono insicuri, ogni anno viene stanziato sempre lo stesso miliardo e mezzo mentre ne servirebbero almeno 13 per risanare la situazione. L'aumento costante delle tasse e dei costi per le famiglie (libri, trasporti, corredo e viaggi) sono arrivati dai 1200 ai 1800 euro l'anno, fino al 15% del salario annuale di un dipendente. Non un medico, neppure un infermiere, tanto meno un pedagogo o uno psicologo è presente nelle nostre scuole. Nel frattempo 1 miliardo di euro tutti gli anni finisce nelle missioni di guerra, un altro, con una palese violazione della Costituzione, a finanziare la scuola privata in maggioranza cattolica.

Un accenno va fatto sulla formazione tecnica e professionale: riduzione delle ore di lezione e di laboratorio, meno 17%, ridotte materie come l'italiano, l'inglese e informatica, scomparsa la geografia, l'accorpamento degli insegnamenti, la mancanza di aggiornamento del personale riduce la scuola ad un parcheggio e l'abbassamento generalizzato anche solo dei contenuti che la scuola trasmette, risponde alla necessità del mercato del lavoro di avere degli schiavi e non individui pensanti.

Nella politica economica di esportazione dentro e fuori l'UE, non c'è bisogno di una classe lavoratrice specializzata, bassi salari e aumento di produttività sono l'unica risposta alla crisi di questi politici. Scelta scellerata. Scelta che si pone anche in contraddizione con lo sviluppo tecnico-scientifico e che in Italia ha favorito il disimpegno quasi totale delle aziende dalla formazione e dalla ricerca, salvo poi scaricarne i costi sulla pubblica amministrazione. In queste condizioni è quasi impossibile trovare la forza, le ragioni per dare alle nuove generazioni le motivazioni allo studio, del perché è necessario fare dei sacrifici per comprendere la realtà che li circonda, per scoprire le proprie potenzialità e trovare il loro posto nella società da donne e uomini liberi.


Abbiamo usato i loro numeri per descrivere la nostra realtà e dobbiamo tenerne conto, con il loro PIL non si rappresenta la qualità e la dignità della vita di milioni di lavoratori.


La classe operaia, i lavoratori tutti avevano conquistato tutto quello che ora ci stanno togliendo.

Le “riforme” di questi anni, invece, sono la RESTAURAZIONE di un sistema della formazione che riporta la scuola, la cultura, la ricerca in mano di pochi che possono permettersela, gestite e orientate ideologicamente verso il mercato e la chiesa cattolica.


A tutto ciò si è opposto in questi anni un movimento generoso che ha manifestato e scioperato fornendo argomenti e dati, mostrando come nel nostro paese ci siano le capacità per risolvere problemi vecchi e nuovi della scuola. Un movimento che ha saputo reinventarsi anche nelle forme di lotta, dalle occupazioni dei tetti alle lezioni nelle piazze.

Eppure, abbiamo perso la battaglia. Perché abbiamo perso? Come ritrovare la via della vittoria?


Siamo conviti che si può vincere perché conosciamo la storia e la forza dei lavoratori, comunque vale la pena lottare perché quello che stanno costruendo è ben più spaventoso dei rischi e dei sacrifici necessari per fermarli.

Partiamo da alcune di considerazioni:


  1. in questo sistema non c'è diritto acquisito in maniera definitiva, non si può difendere la propria condizione (categoria, settore, scuola, paese ecc..) senza sostenere la lotta degli altri. Il corporativismo della categoria, divisa strumentalmente, è destinato a fallire. La solidarietà nella lotta è l'unico baluardo all'individualismo, alla solitudine e alla disperazione ed è il principale strumento di una possibile vittoria;


  1. la formazione pubblica è un interesse generale, per i lavoratori è la possibilità di dare una istruzione ai propri figli, diritto/dovere che tutti siamo chiamati a difendere. La nostra lotta è lotta culturale, ideologica che non può sfuggire alla materialità delle condizioni di vita e di lavoro così come della possibilità concreta per gli studenti di accedervi: è nostro preciso dovere difendere la nostra dignità di lavoratori della formazione;


  1. la produzione sociale del sapere è globale: per i settori di cui si occupa (natura, scienza, arte, sport ecc), per i mezzi che utilizza (dai media alla parola), per la quantità di persone coinvolte. I processi formativi ne sono parte integrante, iniziano dai nidi e non terminano nelle nostre aule. La conoscenza è infinita ed è fonte del benessere di tutti. Stanno impoverendo il sapere dei popoli e si muore sotto le frane, in fabbrica con l'amianto, per la fame e per malattie curabili.


  1. l'eliminazione dei diritti democratici ha favorito il dilagare dell'individualismo e della sfiducia che si tramuta in una cieca e colpevole indifferenza, anche tra molti lavoratori;


  1. le organizzazioni sindacali del dialogo sociale sono state complici e artefici dei passaggi più importati verso la privatizzazione. Hanno fatto passare la logica del dover adeguarsi a leggi e contratti che massacrano i nostri diritti, negando la possibilità per il sindacato di lottare per cambiare la situazione esistente. Il loro ruolo è ancora mutato: dal dialogo sociale al collaborazionismo.


  1. Il sindacalismo di classe e conflittuale è stato un’alternativa seria a tutto questo. La situazione ci costringe a ripartire dalle nostre ragioni fondanti: la necessità di organizzarci come sindacato fatto, diretto e sostenuto da noi lavoratori, confederale, proiettato all'unità, alla solidarietà nella lotta perché solo così possiamo costruire la nostra indipendenza e autonomia nelle scelte e nell'azione, il Sindacato che fa del conflitto il suo paradigma.


Tutto cambia e noi? Come dovrà cambiare la nostra attività? Di cosa abbiamo bisogno? Quali strumenti abbiamo e quali dobbiamo costruire? Come i lavoratori ne mantengono fermo il controllo? E i giovani? Quali ipoteche sul futuro stiamo mettendo? Quali devono essere i nostri obiettivi? Quali forme di lotta si devono attuare per raggiungerli? Come dovrebbe essere il sindacato che serve ai lavoratori?


Queste sono le domande che ci stiamo ponendo perché sappiamo con chiarezza che il nostro primo dovere è quello di costruire un forte e radicato movimento nel nostro paese, formando la nuova generazione alla lotta. Non possiamo però sperare di avere prospettive serie se questo movimento non si sviluppa a livello europeo. Non solo per noi italiani, spagnoli, baschi o greci ecc.


Il Polo Europeo (e l'Italia in esso) ha ancora un peso importante nello scenario internazionale.


Noi ci rendiamo disponibili ad iniziare un primo livello di coordinamento europeo, con la possibilità di programmare almeno alcuni appuntamenti internazionali specifici sulla lotta per l'istruzione. Favorire la conoscenza e lo scambio sarebbe il primo passo importante.


La FISE può essere il luogo più alto dove confluiscono le esperienze vere dei movimenti di lotta dei lavoratori della scuola dei vari paesi, quelli che devono fare il primo passo, quelli che stanno avanzando come il Venezuela e Cuba e quelli come noi che dobbiamo riconquistare ciò che ci è stato tolto e andare oltre.


I lavoratori, i militanti nel nostro paese sembra abbiamo perso l'immagine di quello che si può conquistare.


Noi lavoratori della scuola, i figli della classe operaia che hanno potuto studiare, non possiamo occupare una miniera o bloccare la produzione di una fabbrica ma possiamo e dobbiamo restituire ciò che la classe dei lavoratori della generazione precedente ci ha dato: la cultura, la consapevolezza che si può vincere, quell'idea che diventa forza irresistibile!


Così portiamo il nostro contributo alla FSM per la costruzione dell'organizzazione dei lavoratori che renderà possibile l'uscita da questa crisi per costruire un futuro senza sfruttamento, di pace e libertà.

Caracas Settembre 2012                 Barbara Battista