USB incontra il MInistro Carrozza: un piano per la Scuola, la più Grande Opera Pubblica

Nazionale -


Gentilissima dott.ssa Maria Chiara Carrozza

Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca




oggetto: Richiesta di incontri su temi di interesse generale del comparto Scuola e in merito al diritto di informazione all'Unione Sindacale di Base - Pubblico Impiego



L'Unione Sindacale di Base – Pubblico Impiego è un sindacato riconosciuto e rappresentativo nei maggiori comparti pubblici, dai Ministeri alla Ricerca, presente al CNEL e firmatario dell'Accordo sulla rappresentatività del 1998.

Da pochissimo tempo ha aperto il suo intervento anche nella Scuola, già nelle ultime elezioni RSU ha presentato le sue liste là dove è stato possibile, i risultati parlano di un 16 % in media di adesione da parte dei lavoratori, quando hanno potuto esprimere il proprio orientamento.

Un risultato tanto più importante se si considera il divieto di fatto di indire Assemblee Sindacali in orario di lavoro.

Si parla molto della Costituzione in questi ultimi tempi, ne è stato modificato in più punti il contenuto (secondo noi anche in modo negativo), ma rimane intatto nella lettera il suo principale scopo: quello di garantire il controllo democratico sulle “maggioranze” che detengono il potere e mantenere lo spazio e l'agibilità a forze sociali di “minoranza” affinché possano diventare la nuova “maggioranza”.

Siamo ben a conoscenza dei limiti e dei “non diritti” che gli Accordi e le norme sulla rappresentatività, dei diritti non più riaffermati ma contenuti nello Statuto dei Lavoratori e nella Costituzione. Parliamo certo dei nostri diritti in qualità di lavoratori associati in un sindacato ma soprattutto dei diritti/doveri dei singoli lavoratori come appunto il diritto all'informazione e alla partecipazione.

Riteniamo che un Ministro della Repubblica Italiana abbia come primo dovere ed interesse, a far conoscere al più grande numero di organizzazioni, associazioni e singoli la propria attività e recepire istanze e proposte che eventualmente non avrebbe modo neppure di conoscere.

Tanto più quando il compito che ricopre è cosi importante e complesso come quello del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca.


Le sottoponiamo, dunque, cinque primi argomenti su cui USB-PI ha interesse ad approfondire e a sottoporre all'attenzione Vostra e dei Vostri collaboratori con proposte e richieste.


  1. La Scuola come la più Grande Opera Pubblica del Paese: le analisi demografiche, le sempre maggiori e complesse esigenze dell'attuale società, la disoccupazione galoppante, soprattutto tra i lavoratori maggiormente qualificati, ci dicono che la Scuola italiana ha un bisogno vitale di adeguare i propri organici.

Il taglio dei posti di lavoro negli ultimi 10 anni ha corrisposto ad un aumento forsennato dei carchi di lavoro e di responsabilità (anche penali) per i dipendenti fino all'estremo di non riuscire concretamente a svolgere la propria funzione e al conseguente impoverimento del servizio, in termini sia quantitativi (es. orario e punti di erogazione) che di capacità di aggiornamento degli interventi didattici e di assistenza.

L'aumento dell'età pensionabile ed i blocco (nei fatti) delle assunzioni necessarie hanno portato all'espulsione di centinaia di migliaia di giovani e di donne dal lavoro nella Scuola. Si è ridotto il numero dei contratti a tempo indeterminato e mantenuto l'impatto del precariato al quale viene, inoltre, imposto il costo della propria formazione e reclutamento, con possibilità al limite del nulla di poter svolgere dignitosamente e con continuità il proprio lavoro.


I metodi di reclutamento del poco personale assunto, certo non sono un fattore secondario: TFA a pagamento, concorsi e graduatorie oggetto di una infinità di ricorsi (ci viene da chiederci se non fosse da qua che nasce l'intasamento dei tribunali) e c'è chi propone (vedi il caso lombardo o all'estero) addirittura l'assunzione diretta da parte dei Dirigenti.

Sentenze ripetute di vari Tribunali e del Consiglio di Stato sulla illegittimità del famigerato “piano Gelmini” stanno rimanendo lettera morta, così come la Sentenza della Corte Europea in merito al diritto alla stabilizzazione dei lavoratori che nella pubblica amministrazione siano stati assunti per tre anni. Possiamo dire che questo sarebbe il caso in cui il rispetto della legalità può diventare un atto concreto, d’esempio a tutti i cittadini qualora il Governo per mano del suo Ministro ripristinasse diritti e servizi ingiustamente tolti ai lavoratori e ai cittadini tutti.

Per questo stiamo preparando anche una richiesta di Infrazione all’Italia da parte della Commissione Europea per il non rispetto della normativa e delle sentenze in merito alle assunzioni dei precari, come già presentata per i precari della Ricerca e degli Enti Locali.

I “rumors” su un possibile aumento dell'orario di lavoro ( già di fatto in essere con la riconduzione alle 18 ore per tutte le cattedre o l'uso smisurato dello straordinario) sono sempre più insistenti, in questo vediamo un fatto pericoloso che andrebbe completamente e rapidamente smentito. Riteniamo, piuttosto, che sia giunto il momento di studiare l'effetto combinato della riduzione del 10 % -15% dell'orario di lavoro, per tutto il personale della Scuola, e il ripristino dei 60 anni di età pensionabile per le donne. Questa è una strada concreta che avrebbe effetti reali positivi sia in termini occupazionali con l'eliminazione del precariato, che per l'aumento delle possibilità di riorganizzare le attività scolastiche in funzione dei bisogni reali. Accompagnato dall'adeguamento salariale, almeno al recupero sul costo della vita, potrebbe essere la vera spinta propulsiva allo sviluppo di politiche per la “crescita” e della vera occupazione.


Questo Ministero, nel frattempo, riesce a quantificare i suoi debiti nei confronti del personale e delle scuole? Provvedimenti e ritardi hanno addirittura impedito i pagamenti degli stipendi, delle ferie, ai precari; il taglio dei fondi per la contrattazione integrativa e la formazione del personale, le mancate assunzioni stanno avendo effetti negativi specialmente nelle aree depresse del paese in cui la Scuola è la principale “azienda”, a fronte di risparmi irrisori che vengono “bruciati” in una apertura di borsa da un debito pubblico e privato sempre più vorace.

 

  1. Scuola, Salute e Sicurezza: portare a scuola i propri figli è l'atto di più profonda fiducia che un genitore possa fare nei confronti delle istituzioni. Si tratta di non tradire questa fiducia. Garantire la salute e la sicurezza dei nostri figli è il primo presupposto per dare loro l'ambiente sano indispensabile al lavoro di insegnanti e personale ATA.


Salute: le nostre scuole sono diventate con gli accorpamenti sempre più grandi in termini numerici, specialmente gli Istituti Comprensivi che, come già affermato nella Relazione Annuale della Ragioneria di Stato, stanno mostrando il fallimento didattico e (come sopra) economico della scelta di accorpamenti forzosi, ad un maggiore numero di alunni per docente e personale ausiliario è stato anche da tempo eliminato qualsiasi presidio medico e di assistenza sanitaria e psico-sociale nelle scuole.


Sicurezza: la mancanza cronica di finanziamenti è parte della storia della scuola italiana, era il 2002 dopo la tragedia di San Giuliano l’allora Ministro delle Infrastrutture ha stimato il 13 miliardi di euro le risorse necessarie per mettere a norma le scuole. Ad oggi ci risultano al massimo stanziati 1 miliardo e mezzo di euro a fronte della normale usura degli edifici e soprattutto la cancellazione di almeno 3000 Responsabili dei Lavoratori per la Sicurezza a causa degli accorpamenti degli istituti, come già denunciato da USB all’Aran due anni fa. La sicurezza di un ambiente non è solo determinata da fattori “materiali” ma come espresso dalla normativa l’organizzazione del lavoro, gli elementi immateriali come l’incertezza sul proprio futuro professionale generano fattori di rischio per la salute dei dipendenti e della qualità delle loro prestazioni, poche ed incerte le indicazioni in merito alla applicazione delle normativa per combattere lo stress-lavoro correlato.


Malattia del personale: vista solo in termini punitivi la malattia dei dipendenti diviene una colpa ed un peso. Il caso degli insegnanti inidonei è emblematico, deportati, demansionati e nessun accenno al riconoscimento delle malattie più comuni tra i dipendenti della Scuola come malattie professionali. Oggi si tratta di meno dell’1% dei dipendenti in organico, queste norme ancora incomplete (manca il decreto sulla mobilità interministeriale) provocheranno una rinuncia del personale docente con problemi gravi di salute e afflitti del “burnout” al dichiarare e affrontare i problemi in modo da non danneggiare se stessi e la scuola. Da anni, questo personale richiede una soluzione cioè la possibilità di scegliere di non “buttare” la propria professionalità e di poter continuare a vivere nella scuola con lo stesso status di docente con funzioni diverse ma sempre legate alla didattica, come un profilo da bibliotecario/a potrebbe garantire.


Disabilità: la legislazione in merito nel nostro paese è un segno di civiltà a cui però non riusciamo a dare concretezza. Titoli di specializzazione, corsi specifici hanno permesso la formazione di personale altamente qualificato che però è ancora in maggioranza precario. Anche qui le sentenze parlano chiaro sulla obbligatorietà di fornire insegnanti e personale per il sostegno dei ragazzi diversamente abili, d’altra parte le dichiarazioni di diversi funzionari degli USR sull'impossibilità di nominare docenti specializzati così come necessiterebbe fanno il paio ad una costante limitazione delle certificazioni rilasciate che scaricano la responsabilità su docenti impegnati già in classi molto numerose. Tutta la “nuova” procedura di individuazione dei Bisogni Educativi Speciali ha in questo contesto già la strada segnata di un ulteriore sfoltimento a “monte” del numero dei destinatari del sostegno, con gravi rischi anche di una progressiva emarginazione di studenti che altrimenti avrebbero un posto ed una possibilità di inserimento nella scuola.


  1. Autoritarismo VS Autorevolezza:

La vita interna nelle Istituzioni Scolastiche si fa ogni più giorno tesa e per molti versi insostenibile; il nuovo sistema Brunetta di valutazione pur non avendo trovato una sua materializzazione per il mancato rinnovo del Contratto (e anche per questo ripetutamente condannato da Giudici del Lavoro) ha però creato moltissimi casi di scontro tra i Dirigenti e i i dipendenti, che sempre più sfociano in provvedimenti disciplinari che poco hanno a che vedere con l'effettivo rendimento o comportamento specifico del dipendente. Le sperimentazioni “sul merito” dei docenti fin qua proposte dal Miur sono state ampiamente contrastate in tutte le sedi collegiali coinvolte.

Studenti: anche per loro si intensifica una politica generale di repressione, così il passo si fa veloce dalla individuazione dei “bisogni” alle schedature ogni qualvolta in questi anni gli studenti (sempre i più giovani) hanno manifestato il loro dissenso e la loro critica alla scuola sono stati oggetti di violente repressioni anche fisiche. Riteniamo che questo atteggiamento sia da condannare e il Ministero dell’Istruzione debba su questo prendere posizione ed esercitare tutta la sua influenza affinché la partecipazione alla vita sociale sia un valore e la critica fino alla contestazione, siano elementi con cui interloquire e a cui dare risposte e non manganelli.


L’intolleranza per il diverso, lo straniero si sta facendo largo anche nelle nostre scuole: garantire l’integrazione degli studenti stranieri rendendo stabili e permanenti i corsi di italiano in tutte le scuole sarebbe il primo passo.


Organi collegiali: Già USB PI ha avuto modo di esporre alla VII Commissione del Senato la propria posizione critica in merito al progetto di revisione degli Organi Collegiali (ovvero la proposta Aprea rivista e corretta). Discutere della partecipazione alla vita della scuola significa parlare del “potere” effettivo dei vari organismi. Riteniamo che un processo di rilancio del ruolo della Scuola debba poggiare sul rafforzamento delle prerogative dei vari organismi allargandone al massimo le possibilità di partecipazione delle varie componenti della Scuola. Tenendo ben saldo il controllo pubblico e rigettando tutte le tentazioni aziendalistiche i cui interessi particolari stanno già dimostrando la loro inconciliabilità con l’interesse collettivo.


Relazioni Sindacali: sorvolando in questo punto sui contenuti già espressi, esiste un problema serio di democrazia nei luoghi di lavoro e libertà sindacali, segno del livello di democrazia in un paese. Il controllo delle relazioni sindacali esercitato sempre, più vistosamente ed esclusivamente, dai sindacati dichiarati per legge “rappresentativi” piuttosto che “raffreddare” i possibili conflitti alimenta forme di pressione insane anche ai livelli della singola istituzione scolastica. Ad un anno e mezzo dalle elezioni RSU molte scuole ed istituti sono stati accorpati ma i sindacati che hanno “il potere” di indire le elezioni per il rinnovo delle RSU coinvolte, non lo utilizzano. Un livello di contrattazione come quello regionale, sempre più importante, non merita neanche l’elezione di una RSU dei lavoratori.


L'informazione, è pratica oramai consolidata da parte dell’Amministrazione centrale di non fornire più notizie dei propri provvedimenti (circolari, decreti) ma anche e soprattutto di elaborazioni e raccolta dati relativi al personale e non solo. Questo avviene a tutti i livelli dal Nazionale fino agli Uffici Provinciali, l'informazione viene diffusa per lo più attraverso i sindacati “rappresentativi” escludendo tutti gli altri ma soprattutto impedendo ai lavoratori e ai cittadini di conoscere la situazione della scuola e i provvedimenti del Ministero.

Ampliare gli spazi di democrazia è essenziale e le istituzioni della Repubblica dovrebbero esserne garanti e non sottomesse a loro volta ad interessi particolari e minoritari.


  1. Come finanziare la rinascita della Scuola Statale? E’ problema serio sicuramente ma non impossibile da risolvere, soprattutto NON È UN PROBLEMA TECNICO-CONTABILE.

Oltre gli appelli generici sull'importanza della scuola, si tratta di scelte politiche precise, di interessi generali da difendere da spinte sempre più particolari e private, che come stanno dimostrando i fatti portano al guadagno di pochi e alla rovina di tanti.

Finanziamenti diretti alla scuola privata: dal primo finanziamento governativo sono passati più di 10 anni e se si pensa ai finanziamenti degli enti locali le cifre salgono vertiginosamente tra finanziamenti diretti ed indiretti. Abbiamo già sottoposto alla VII Commissione del Senato l’esigenza di una indagine conoscitiva seria sugli effetti e i risultati prodotti da tale scelta, il Ministero su questo potrebbe avere un ruolo centrale nel fornire una lettura seria e veritiera di cosa produce la scuola “pubblica” ma gestita dai privati.


Esternalizzazioni, si stanno moltiplicando insieme ai costi per la pubblica amministrazione e all’aumento dei carichi di lavoro per tutti i dipendenti: vanno dai servizi per le pulizie alla gestione dei dati informatici; delle funzioni, dalla formazione del personale o alla didattica di volta in volta lasciata ad aziende private (ad es. nei corsi post diploma gestiti da Fondazioni private) o a cooperative per il sostegno dei ragazzi disabili o per l’ampliamento degli orari di accoglienza per i bimbi con genitori lavoratori. Per questa via stiamo assistendo all'introduzione massiccia di contratti atipici dagli ex-lsu o ai co.co.co passando per l'uso dei contratti a prestazione d'opera anche per i precari che chiamati per gli Esami di Stato e per tutti i progetti Regionali o di altri Enti pubblici. Un capitolo importante in questo senso lo stanno aprendo le Fondazioni di tipo privato che gestiscono gli ITS, nei quali oltre la metà del personale viene assunta con contratti a prestazione d’opera ed è previsto nel contratto integrativo del maggio scorso che il personale in esubero (gli insegnanti di laboratorio) possano transitare verso queste Fondazioni di tipo privato.

Tali forme contrattuali stanno di fatto “derogando” al Contratto Nazionale che come prevede la legge ha ben definito la tipologia contrattuale per il personale assunto a tempo determinato.

Già solo guardando all’interno della Scuola, eliminando tutte le forme di privatizzazione palesi ed occulte, la Scuola sarebbe in grado di avviare il suo percorso di rinascita.


Finanziamenti alle aziende per l’assunzione di giovani e donne: certamente la politica attiva dei Governo per favorire l’occupazione non può che essere ben vista da questo Sindacato, ma siamo sicuri che i 150 mila posti persi nella scuola possano essere recuperati in questo modo? Siamo sicuri che il lavoro per la Scuola non abbia perlomeno lo stesso valore sociale di tante altre aziende private che beneficerebbero di tali incentivi?


  1. Regionalizzazione e Fondi Europei: la modifica della struttura statuale definita con l’introduzione del Titolo V in Costituzione ha effetti importanti sulla Scuola. La “regionalizzazione” di competenze sulla Scuola si ampliano ed in particolare la gestione della rete scolastica sta mettendo a nudo tutte le criticità della riduzione costante di punti di erogazione e l’accorpamento delle istituzioni scolastiche decise per quantità ai livelli nazionali. Stesso discorso vale per l’Istruzione per gli Adulti o la gestione della formazione professionale.

A questa idea un po’ centralista del federalismo si affianca l’uso dei Fondi Europei che stanno assumendo un ruolo importante e condizionante. Abbiamo seguito in molte Regioni le fasi definizione dei progetti legati al “Salvaprecari” finanziati dai Fondi Europei e quelli Regionali tante e profonde le criticità a partire dalle diseguaglianze economiche da una Regione all’altra, all’effettivo contributo al miglioramento dell’attività didattica, e ancora una volta applicazione di contratti atipici e ritardi nei pagamenti degli stipendi.

Dalla stampa e dati pochi dati pubblici sappiamo che questi fondi in gran parte saranno restituiti per mancanza di stanziamenti effettuati sia a livello regionale che nazionale. Si va a concludere il Piano 2009-2013, avere una visione generale della quantità, della spesa e dell’effettiva ricadute sulle scuole è fondamentale per aprire una fase di confronto nella Scuola per il Piano prossimo.

Ci preoccupano, inoltre, i dati riferiti dal Rapporto Annuale della Ragioneria di Stato in merito ai Costi Standard per la scuola primaria e secondaria inferiore che dovrebbero completare il processo di “regionalizzazione”. E’ un fatto che questi dati e queste ipotesi sono il risultato del lavoro del INVALSI e della massa enorme di test sulla totalità delle scuole coinvolte, solo 200 scuole estratte casualmente tra le 1000 del campione sono alla base di queste elaborazioni.

Vorremmo conoscere in merito le valutazioni del Ministero e quali passaggi normativi e tempi si prospettano per la loro applicazione.


Da bravi insegnanti ci siamo dilungati e comunque sappiamo che tutto quello che manca non è meno importante per la vita della Scuola. Su questi spunti di riflessione e altri che ancora comunemente stabiliremo, chiediamo di avere delle sedi di confronto e delle informative dai responsabili del Ministero e soprattutto con Lei dottoressa Carrozza in qualità di massima espressione politica del Governo sulla Scuola


Sicuri della vostra attenzione,


Distinti Saluti


per l'Unione Sindacale di Base -Pubblico Impiego