La legge delega sul sostegno. Includere separando?

Si è tenuto a Parma il seminario a tema “Includere separando, come sta cambiando l’insegnamento di sostegno” al quale hanno partecipato Ernesta Bevar (USB Scuola Bologna), Fabrizio Capoccetti (USB Scuola Parma) ed Evelina Chiocca (Gruppo "Cattedre Miste").

Proponiamo una sintesi dell’intervento di Fabrizio Capoccetti e, in allegato, il documento elaborato in occasione del seminario, che illustra l’evoluzione legislativa del sostegno didattico nella scuola italiana, inserendola nel più ampio quadro delle politiche scolastiche e socio-economiche dell’Unione Europea partendo dalla “Riforma Berlinguer” per arrivare alla proposta a firma delle associazioni FISH e FAND, fortemente caldeggiata dal sottosegretario all’istruzione Faraone.

La proposta di riforma del sostegno in discussione in questo periodo in Parlamento non è qualcosa di meramente accessorio, ma di fondamentale e decisivo, per la piena attuazione della legge 107/2015 nota come ‘La Buona Scuola”, che insieme a tutta una serie di «riforme» strutturali concernenti il lavoro, lo stato sociale, la sanità e la nostra stessa Carta costituzionale, cambiano per sempre il volto del nostro paese, mutandone i connotati democratici, sciogliendo i dispositivi ultimi posti in difesa dei soggetti più deboli. Comprendere quanto tutto questo rientri all’interno di un progetto di lungo periodo iniziato con la Riforma Berlinguer e la legge Bassanini sull’autonomia, e abbia a che fare con logiche politiche e ragioni economiche nazionali e sovranazionali, è indispensabile per cogliere i nessi strutturali della suddetta riforma con le grandi trasformazioni sociali degli ultimi tempi. Ancor più importante è decostruire il linguaggio pseudo-progressista mediante il quale ad essersi imposta negli ultimi vent’anni è stata tutta una serie di cambiamenti e trasformazioni che hanno reso il sistema scolastico funzionale alle esigenze dell’economia di mercato e della cosiddetta pedagogia del capitale umano.

La scuola viene trasformata in ente preposto alla formazione delle cosiddette «competenze di base», che, demagogicamente proposte come risposta al problema della dispersione scolastica e alla frustrazione per il mancato «successo formativo», sono in realtà funzionali alla formazione di bassa manovalanza priva di qualunque capacità critica nei confronti dello sfruttamento generalizzato e della totale precarizzazione delle esistenze. Nel testo della legge Bassanini si legge che l’autonomia organizzativa «è finalizzata alla realizzazione della flessibilità, della diversificazione, dell’efficienza e dell’efficacia del servizio scolastico, all’integrazione ed al miglior utilizzo delle risorse e delle strutture, all’introduzione di tecnologie innovative e al coordinamento con il contesto territoriale». A questo serviva l’autonomia scolastica, a trasformare un’istituzione in un servizio, che come tutti i servizi devono rispondere ai canoni del modello economico neoliberale: flessibilità, diversificazione, efficienza ed efficacia. Tutti i cambiamenti successivi alla riforma Berlinguer (Moratti, Fioroni, Gelmini etc.) non sono stati che aggiustamenti a questa linea precedentemente tracciata, di cui ‘La Buona Scuola’ non è che la definitiva messa a regime. Simili riforme non hanno a che fare (solo) con la scuola, ma con l’economia di mercato e con il mondo del lavoro così come essa lo ha ridisegnato. L’intera società viene piegata e sussunta al paradigma dell’economia di mercato. Tutto un linguaggio appartenente al mondo economico-finanziario entra nella scuola e prende possesso di ogni ambito inerente al sistema dell’istruzione: «profitto», «debito», «credito formativo», «competenze», «Piano dell’Offerta Formativa», fino a giungere alle esplicite indicazioni contenute nelle linee guida nazionali che fanno riferimento all’«imprenditorialità».

Si tratta di un processo basato sul linguaggio che gioca la carta della personalizzazione e della differenziazione contro quella dell'uguaglianza e, per quanto riguarda il sostegno alle disabilità, utilizza la terminologia pseudo-progressista dell'«inclusione strutturale» per separare gli alunni disabili dai normodotati attraverso la separazione delle carriere, attraverso la cancellazione della figura del docente di sostegno. Anche per questo aspetto, che è al centro del nostro interesse, si tratta di una storia che non inizia oggi, ma che trova la prima grande manovra per l’inversione di rotta, nella legge finanziaria 2008 del governo Prodi, che stabilisce la decurtazione del 25 per centro dell’organico del sostegno in tre anni. Si tratta di una vera e propria ristrutturazione della scuola pubblica, che la svuota dall’interno obbedendo ai Diktat dell’Unione Europea e avanza verso l’obiettivo delle classi differenziate. La proposta di legge FISH-FAND esplicitamente appoggiata da Davide Faraone, Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, ovvero la PDL 2444, che a detta delle associazioni che la sostengono, risponderebbe alle necessità degli alunni e degli studenti con disabilità gravi e complesse dell’apprendimento attraverso una chiara separazione del percorso formativo e delle carriere dei docenti di sostegno, produrrà ben altri effetti, finendo per separare le vite scolastiche - e non solo - dei disabili ‘gravi’ da quelle della restante comunità educativa.