"Meritiamo" qualcosa di meglio

I criteri di distribuzione del Bonus per la "valorizzazione del merito" che si vanno leggendo nelle tabelle pubblicate dalle scuole di tutta Italia, fanno capire che non sono né la fantasia né la perversione burocratica a mancare agli insegnanti italiani. Con una pervicacia degna di ben altri obiettivi, comitati di valutazione, staff dirigenziali, collegi docenti, RSU di alcuni sindacati (purtroppo non solo i concertativi...) stanno stilando griglie di valutazione che nemmeno l'ex ministro Brunetta sarebbe riuscito a concepire, tanto alto è il grado di dettaglio di pseudocriteri che vogliono stabilire la qualità dell'insegnamento sulla base del numero di assenze per malattia, dei voti degli allievi, dei risultati nei test INVALSI, dell'apprezzamento dei genitori, della capacità di innovazione, del numero di incarichi extra, della segnalazione dei colleghi...

Per fortuna da più parti giungono notizie di rifiuto di questo sistema. Molte hanno trovato forma intorno allo slogan semplice che abbiamo lanciato qualche mese fa, "A tutti o non lo voglio!", che ha avuto il merito di non essere solo opposizione di principio (come le restituzioni alla scuola dei soldi del bonus, una volta destinati, o altre azioni di sostanziale conferma del sistema), permettendo dove ce n'erano le condizioni di rompere davvero l'ideologia della premialità.

In alcune scuole della provincia di Torino, di Bologna e di altre località è riuscito quello che tutti credevano irrealizzabile. La presenza di delegati USB in RSU o in Comitato di valutazione è riuscita a fare passare il principio semplice che a scuola i risultati sono frutto di un lavoro condiviso, collettivo e cooperativo, e pertanto il processo di miglioramento di ogni istituzione scolastica non possa che essere opera di tutti e, di conseguenza, si è ottenuta la distribuzione "a pioggia" del bonus. Certo, la legge 107 la disuguaglianza ce l'ha nel sangue, e dunque fra questi tutti non c'è il personale ATA né i precari. Ma anche su questo come USB abbiamo agito con coerenza, pretendendo che una quota del FIS andasse ai precari e al personale ATA, per il solo fatto di non potere concorrere per il bonus.

Spiegare ai colleghi questa posizione non è stato facile. Tre sono però i passaggi di ragionamento che possono rompere il falso senso di giustizia del docente medio italiano, ed il suo immancabile refrain: "A scuola c'è chi si ammazza di lavoro e chi non fa nulla!"

1.      Gli incarichi aggiuntivi, molti dei quali NON sono previsti dal contratto, vengono pagati dal fondo di istituto. Accettarli o non accettarli non è un merito ma un fatto. Si viene pagati per il lavoro che si svolge, non per aver dato la disponibilità a svolgerlo e dunque essendo per questo meritevoli. Riprendere il senso e il valore del lavoro svolto a scuola!

2.      Distribuire a tutti il bonus significa riprendersi un pezzo di salario che da anni viene sottratto ai lavoratori della scuola come mancato rinnovo dei contratti! Questo scandalo deve tornare ad essere per gli insegnanti italiani molto più inaccettabile del fatto che il collega esodato non sappia usare alla perfezione la LIM. Tornare a fare rivendicazioni salariali, la condizione materiale non è parte secondaria della perdita di ruolo sociale dell'insegnante!

3.      "Ma allora volete sottrarvi alla valutazione?". Sì, certo, vogliamo sottrarci a questa valutazione perché non ne condividiamo la finalità, perché se questa finalità è costruire il modello tratteggiato nella "Buona scuola" o nelle chiacchere pedagogiche della CGIL (non a caso i più contrari alla nostra proposta sono stati iscritti o delegati di quel sindacato...), noi a questo sistema ci opponiamo frontalmente. Non c'è valutazione senza finalità. USB vuole tornare a parlare delle finalità alte dell'insegnamento, del senso profondo delle discipline, dell'educazione di nuove generazioni destinate alla disoccupazione strutturale e alle quali devono servire prima di tutto strumenti per capire e modificare la realtà in cui vivono. Altro che competenze di cittadinanza europea, altro che alternanza scuola-lavoro! Riaprire un discorso sul senso dell'insegnamento e sul ruolo della scuola, unico modo per scardinare il sistema di valutazione!

Si tratta ora di estendere, condividere e fare crescere questo punto di vista. Chi ha apprezzato il nostro "A tutti o non lo voglio!" deve fare il passo successivo. La costruzione del sindacato dei lavoratori è oggi il compito di chi non si è piegato del tutto alle logiche meritocratiche e ai tentativi di tutti gli altri sindacati di renderle compatibili, accettabili e digeribili ai lavoratori della scuola.