MAESTRI IN SCIOPERO DELLA FAME. IL PARLAMENTO ELETTO COSA FA?

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Da qualche giorno i maestri e le maestre diplomati magistrali presidiano il Ministero dell'istruzione proseguendo le lotte iniziate lo scorso dicembre per la difesa del proprio posto di lavoro. Più volte USB è intervenuta, in piazza e nelle sedi istituzionali, dialogando con gli uffici tecnici del MIUR e ribadendo la ferma contrarietà a qualunque provvedimento di tipo tecnico-giudiziario di espulsione che sarebbe in contrasto con altre sentenze e numerosi passaggi legislativi che a questi lavoratori e a queste lavoratrici davano ragione negli anni passati.

Il problema creato ai diplomati magistrali - così come per altre categorie di lavoratori della scuola come gli insegnanti tecnico pratici, i maestri laureati in Scienze della Formazione Primaria, i docenti delle superiori abilitati con TFA e Pas, solo per fare qualche esempio - è il risultato di una cattiva politica che dagli anni 2000 in avanti ha voluto proporre riforme su riforme prive di una proposta didattico-educativa ma basate sul chiaro tentativo di distruggere i diritti dei lavoratori. In questo modo i maestri e le maestre, insieme a molti altri, sono finiti in pasto a un sistema perverso di ricorsi e altalenanti illusioni, con un dispendio significativo di risorse economiche ed energie psicofisiche.

La politica è completamente assente da questa situazione, nonostante la propaganda elettorale dei vari partiti, attualmente nessuno propone in Parlamento un decreto d'urgenza che ponga fine a questa indegna situazione in cui lavoratori, che da anni prestano servizio meritevolmente, sono sottoposti a uno stress vergognoso attendendo che la bomba ad orologeria dei ricorsi tolga loro il posto a tempo indeterminato e li precipiti nuovamente nel mondo del precariato.

A pochi giorni dal primo maggio, festa dei lavoratori, non solo dichiariamo la nostra solidarietà ai maestri e alle maestre in lotta, ma affermiamo anche con forza che non è possibile retrocedere dall'unica rivendicazione possibile che abolirebbe il precariato di tutti i lavoratori della scuola in Italia: l'assunzione in ruolo dopo 36 mesi di servizio. Non c'è altra soluzione che possa essere presa in considerazione dai lavoratori e non esiste altra soluzione tampone di mediazione. Non occorre la formazione di un governo per un decreto legislativo di urgenza, occorre la volontà politica di dare risposte certe alla scuola pubblica e a tutti i suoi lavoratori. Il primo maggio in tutta Italia ribadiremo che i lavoratori si riprenderanno tutto: diritto al lavoro, diritti sul lavoro!