La scuola dice NO all'accordo "truffa" voluto da Cgil, CISL e UIL

A quattro giorni da un voto che potrebbe portare alla caduta del governo del "jobs act", della "buona scuola" e dello sblocca Italia, CGIL CISL UIL e ministero, sotto i riflettori di una stampa sempre compiacente e compiaciuta, stipulano una sorta di accordo politico sul rinnovo del contratto dei lavoratori pubblici. Dopo 7 anni di blocco contrattuale, chinano la testa al governo svendendo i lavoratori per un misero piatto di lenticchie. Un accordo politico che ha il "merito" di ottenere 85 euro medi e lordi a regime, legati a produttività e valutazione, compensati per una platea di 800 mila lavoratori (250 mila solo nella scuola) dalla perdita del bonus di 80 euro. La ministra Madia e i sindacati complici non dicono però che esistono una legge e una Normativa precisa che regola la contrattazione nel Pubblico Impiego: l'accordo raggiunto ieri sera NON HA VALORE DI CONTRATTO, che dovrà invece essere discusso e approvato all'ARAN.

L'accordo raggiunto rappresenta un insulto inaccettabile anche perché per la prima volta introduce il cosiddetto “welfare aziendale”, vale a dire un robusto sostegno allo smantellamento della sanità e del sistema pensionistico pubblico, a tutto vantaggio del privato e dei fondi pensione gestiti da Cgil, CISL e UIL.

CISL e UIL dettano la linea alla CGIL, che se da un lato invita a votare NO al referendum del 4 dicembre, dall'altro in una settimana firma due accordi spot per il SI, utilizzando i lavoratori della Scuola, del Pubblico Impiego e i Metalmeccanici come pedine per confermare la propria anima profonda di sindacato collaborazionista.

Tutti fermi!

Nulla è stato firmato, l'accordo passerà dall'Aran e sarà battaglia!

Chiediamo un aumento di 300 euro mensili per tutti i lavoratori della scuola e del pubblico impiego, rifiutiamo il welfare aziendale, la logica della valutazione e la contrattazione di secondo livello. Continuiamo senza fermarci verso un NO sociale con cui i lavoratori della scuola possono riprendersi il proprio protagonismo, ridando valore alle proprie lotte e smascherando una volta e per tutte i sindacati complici.