"1917. L'anno della rivoluzione" Un incontro-dibattito con il professor Angelo d'Orsi
Si è tenuta venerdì 17 febbraio la presentazione del libro di Angelo d’Orsi “1917. L’anno della rivoluzione”, organizzata da USB Scuola Alba e dalla libreria La Torre, che ha ospitato l’evento.
E’ stata una serata di discussione partecipata ed estremamente stimolante, un momento importante per la nostra organizzazione, impegnata nella mobilitazione contro l’applicazione della legge 107 e delle deleghe attuative che culminerà nello sciopero della scuola indetto per il 17 marzo. Riteniamo che insieme alla protesta di massa contro la “Buona scuola”, che sempre più rivela i suoi effetti deleteri, sia fondamentale sollecitare una riflessione pubblica sul significato e sulle finalità dell’insegnamento, rifiutando la logica oggi dominante che vuole la scuola piegata alle esigenze del mercato e riaffermando la centralità della funzione democratica dell’insegnamento pubblico democratico, quale strumento insostituibile per la formazione di cittadini capaci di comprendere e trasformare la realtà sociale. Per questo ringraziamo i relatori, il professor Angelo d’Orsi e la dottoressa Francesca Chiarotto, che hanno accolto il nostro invito a presentare ad Alba questo importante testo.
Nella sua relazione, stimolata dalle questioni poste da Francesca Chiarotto, Angelo d’Orsi ha ricostruito il contesto della guerra mondiale, caratterizzato in primo luogo dalla frattura profonda tra classi dirigenti e popolazioni, mandate a combattere e a morire al fronte e nelle trincee. L’autore ha evidenziato la distanza e il disprezzo di classe verso i soldati, vittime delle scelte criminali e ottuse delle classi dirigenti politiche e militari. E’ alla luce di questi fattori che è possibile comprendere gli episodi di ribellione diffusi negli eserciti dei paesi belligeranti nel 1917. Il rifiuto della guerra da parte di soldati e popolazioni è innanzitutto da intendere come una manifestazione di lotta di classe, che conduce a esiti diversi nei differenti paesi. Emerge qui con forza il ruolo di Lenin, capace di offrire uno sbocco politico alla ribellione di massa contro la guerra, che si tramuta in rivoluzione sociale sull’onda di parole d’ordine chiare e inequivocabili: “pace e pane”. Diversa la situazione altrove, come a Torino, che, pur teatro nell’agosto 1917 della più imponente rivolta popolare contro la guerra e la fame in Europa, al di fuori della Russia, non condurrà a risultati politici significativi, anche a causa dell’assenza di una direzione politica efficace da parte dei socialisti italiani. Il differente contesto, le soggettività in campo, l’intreccio degli elementi casuali, spiegano, sottolinea d’Orsi, il prodursi delle diverse dinamiche storiche.
Nel dibattito, inevitabilmente, è emerso il parallelismo con l’oggi, con lo scollamento radicale che di nuovo si registra tra classi dirigenti e paese reale, una frattura che, noi di USB, abbiamo interpretato come crisi di egemonia delle classi dirigenti, ormai incapaci di esercitare direzione e suscitare consenso all’interno della crisi sistemica di un modello sociale che genera in modo evidente esclusione e disuguaglianze sempre più marcate. Il professor d’Orsi, con il rigore che lo contraddistingue, pur mettendo in guardia contro analogie storiche troppo affrettate, non si è sottratto alla richiesta di pronunciarsi in merito, evidenziando con vigore le responsabilità delle classi politiche attuali, che colpiscono in primo luogo i giovani, principali vittime di disoccupazione e marginalità sociale crescenti, privati della prospettiva di un futuro dignitoso. Particolarmente toccante è stato il riferimento alla tragica vicenda di Michele, il giovane trentenne che, non potendo tollerare la propria condizione di precarietà, si è tolto la vita. A lui d’Orsi, rivelando una sensibilità non sempre usuale nel mondo accademico, ha scelto di dedicare il suo prossimo libro, una biografia intellettuale di Antonio Gramsci a ottant’anni dalla morte, in uscita per il mese di aprile. Come sindacato di base non possiamo che associarci alle considerazioni del professor d’Orsi e ringraziarlo per la sua disponibilità, con l’auspicio di continuare la feconda collaborazione.