Apro, non apro… La scuola siciliana nel caos

Catania -

Stamattina ci siamo lasciati con il governo regionale che ha comunicato il rientro a scuola nella giornata di giovedì 13, in serata i sindaci siciliani ribaltano la decisione e chiudono tutte le scuole fino a lunedì 17.

In Sicilia studenti, lavoratori e famiglie sono nelle mani di un manipolo di politici incapaci, con un governo nazionale che, in assenza di investimenti nella scuola pubblica statale, non è riuscito a garantire la ripartenza in sicurezza. Ancora più assurdo è lo scontro tra Regione Sicilia e sindaci dell’isola, con le reciproche competenze che si incrociano e confliggono, determinando una situazione di caos sulle spalle della scuola pubblica statale.

La realtà di questo balletto è semplice: la politica siciliana e il sindacalismo regionale sperano nell’ingresso della Sicilia in zona arancione o addirittura rossa, per poter andare in didattica a distanza. Sta accadendo qualcosa di surreale: prima la regione, ora sindaci e sindacati collaborazionisti tifano zona arancione o rossa. In attesa che ciò accada, trascinano la scuola siciliana in un tira e molla vergognoso.

Dove sono le tanto invocate mascherine Ffp2 garantite dal governo? Dove sono gli umidificatori che potrebbero essere installati dai sindaci nelle scuole e aiuterebbero a contenere l’attuale ondata di contagi anche tra i più giovani?

Insomma, con quali reali garanzie di sicurezza anticovid si riapriranno le scuole nell'arcipelago siciliano, con le "classi pollaio " che impediscono qualsiasi forma di distanziamento?

Chiediamo al governo nazionale, a quello regionale e ai sindaci di assumersi la responsabilità del caos che si sta determinando in queste ore, aggravato dal tifo per la didattica a distanza che spera cinicamente in più contagi, ospedalizzazioni e morti per arrivarci.

USB Scuola Sicilia