CONTRATTO MOBILITÀ: SEMPRE PIÙ VINCOLI, SEMPRE PIÙ FUMO NEGLI OCCHI
Nella giornata odierna, 27 gennaio 2022, i sindacati concertativi potrebbero apporre la propria firma sul nuovo contratto sulla mobilità. Dopo aver organizzato uno sciopero nazionale il 10 dicembre per chiedere, tra le altre rivendicazioni, l’abolizione dei vincoli che costringono lavoratrici e lavoratori a vivere distanti migliaia di chilometri da casa, da quanto trapela, il tavolo della trattativa si starebbe accordando, nei fatti, su un inasprimento di questi stessi vincoli.
Recependo in pieno quanto pattuito nel CCNL 2016/18, sottoscritto da CGIL, CISL, UIL, GILDA e SNALS, il nuovo contratto sulla mobilità estende il vincolo triennale a tutti i lavoratori che otterranno il trasferimento. È bene ricordare come sino all’anno in corso il vincolo triennale operasse esclusivamente per chi avesse ottenuto trasferimento su preferenza analitica di scuola e non su preferenza sintetica (provincia, comune, distretto). Adesso il nuovo contratto estende tale vincolo a tutti, sia per chi ottenesse trasferimento su preferenza analitica, sia per chi venisse soddisfatto su preferenza sintetica. L’unica novità del nuovo accordo riguarderebbe i neoassunti che per il primo anno otterrebbero l’assegnazione della sede in modalità provvisoria e, pertanto, potrebbero richiedere il trasferimento alla fine dello stesso, con l’effetto che il vincolo triennale partirà dall’ successivo.
Noi crediamo che come al solito si tratti di una contrattazione realizzata al ribasso che mostra tutta l’ipocrisia e la mistificazione della pseudo mobilitazione di dicembre organizzata da FLC CGIL, UIL Scuola, GILDA e SNALS.
Per noi i vincoli sulla mobilità non rappresentano una soluzione ai problemi atavici della scuola pubblica statale, ma un semplice attacco alla libertà di scelta del docente rispetto alla sede in cui lavorare. La tutela della continuità didattica, tanto sbandierata dai governi per giustificare scelte politiche che di fatto spezzano interi nuclei familiari, si può realizzare, a nostro avviso, in un solo modo: investendo sulla scuola per rimodernare o ristrutturare gli edifici, aumentare gli organici, assumendo tutto il personale precario con anni di servizio, diminuire il numero di alunni per classe. Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief avrebbero potuto decidere di non firmare e finalmente porre in modo serio la questione della mobilità, ma hanno preferito ancora una volta cedere e accettare le decisioni del governo, dimostrando a pochi giorni dalle elezioni RSU da che parte stanno: dalla parte del Ministero nelle trattative nazionale, dalla parte dei dirigenti scolastici nelle scuole, contro i lavoratori nella loro azione quotidiana.