Falcone, Saviano e la Scuola: rompere la retorica
Oggi è l'anniversario della strage di Capaci. La stampa italiana vi dedica grande spazio, perché la data è diventata uno dei principali appuntamenti del calendario civile di questo Paese, e annualmente si svolgono grandi manifestazioni in ricordo di tutte le vittime di mafia. Il sorriso ironico ma anche luminoso di Giovanni Falcone è una delle immagini più riconoscibili anche da chi oggi ha 10 anni ed è giusto che la sua vicenda umana e storica non si perda nella memoria pubblica.
Un ruolo importante nella costruzione di questo sentire collettivo è stato svolto in questi anni dalla scuola. Diverse associazioni pensano incessantemente iniziative sulla legalità e sulle mafie e le propongono a docenti e studenti, e i testi e gli scrittori che parlano di mafie sono ormai stabilmente tra i più letti dai ragazzi nelle scuole di ogni ordine e grado. Tra questi ovviamente Roberto Saviano, storico falsificatore della vicenda di Peppino Impastato e autore oggi di un discutibile articolo sull'amore tra Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, che non merita grandi commenti.
Usb Scuola ha da un paio di anni avviato un percorso di studio e di ragionamento su questi temi, avvalendosi dell'aiuto di preparati e seri studiosi, e ha proposto in giro per l'Italia un corso dal titolo "Interpretare le mafie".
Crediamo sia necessario, come sempre, provare a inserire quella vicenda dentro percorsi storici più ampii, evitare di parlare di mafia sempre in termini legalitari, non approcciarla sempre con piglio giudiziario ma coglierne la portata di fenomeno storico sociale inserito nella vicenda della modernizzazione italiana, della spaccatura profonda che attraversa la penisola fin dalla sua unificazione, non perdere di vista la dinamica di lotta fra le classi (nella mafia rurale come in quella cittadina, in quella finanziaria come in quella che si pone, come diceva Umberto Santino, come soggetto politico) e il ruolo padronale sempre svolto dalle organizzazioni mafiose, anche laddove la composizione organizzativa pescava e pesca nelle classi popolari e più sfruttate della società. Giovanni Falcone queste cose le conosceva molto bene, e forse per questo in vita è stato davvero inviso al mondo politico e finanziario e anche a parti consistenti della magistratura.
Lo ricordiamo anche noi, ricordando una tragica stagione della storia italiana, ma con la volontà di ridare alla scuola lo spazio di luogo di elaborazione di pensiero storico e critico e mai di imbalsamazione di "eroi" e di unanimi visioni dei presunti buoni (lo Stato) e degli unici presunti cattivi (i mafiosi). Di questa schematica, purtroppo non ingenua e in fondo falsa rappresentazione forse avrebbe sorriso anche lui