Graduatorie per le supplenze: un’altra occasione per svilire i precari della scuola!
Continuano a susseguirsi le bozze di ordinanza e tabella di valutazione titoli per le Graduatorie Provinciali per le Supplenze.
Per quanto l’istituzione delle graduatorie provinciali sia una modifica ben accetta, consentendo maggiore trasparenza, un chiaro rispetto della graduatoria e migliori possibilità di mantenere la continuità didattica, nonché un avvio più sollecito delle lezioni, il Ministero dell’Istruzione sembra buttare alle ortiche anche questo risultato, modificando la tabella di valutazione dei titoli in modo quasi brutale.
Per innumerevoli anni ormai, la tabella di valutazione dei titoli è rimasta invariata. Su quella base le lavoratrici e i lavoratori hanno frequentato corsi, master, acquisito titoli, rigorosamente a proprie spese e nel proprio tempo libero, che con una mannaia sono stati falcidiati. Similmente, gli insegnanti delle discipline artistiche e musicali vedono i titoli di spesso lunghe carriere di esibizioni, ridotte notevolmente malgrado i meriti artistici siano un valore da portare all’interno dell’insegnamento. Contestualmente si vede sovrastimata la carriera universitaria che troppo spesso non ha alcuna attinenza con le attività di insegnamento nella scuola.
In modo del tutto difforme dalle affermazioni di valutazione del merito quindi, proseguendo un percorso di “meritocrazia” deviante, senza in alcun modo consentire ai precari della scuola di prepararsi all’avvio di una nuova fase di valutazione (che ricordiamo è retroattiva), vengono annullate le conseguenze positive di tutta la procedura.
USB Scuola chiede fortemente al ministro Azzolina di rivedere le posizioni riguardo la tabella di valutazione dei titoli, tornando alla precedente tabella, valorizzando il lavoro di studio svolto, i titoli culturali e i titoli artistici e musicali acquisiti in questi anni e la valorizzazione dei titoli di servizio specifici e aspecifici.
Questo rappresenterebbe un riconoscimento del ruolo svolto in questi anni dai docenti precari, che in ogni scuola di provincia, periferia e città, spesso distante dalla propria residenza, hanno lavorato con impegno e con gli stessi doveri, funzioni e compiti del personale di ruolo.