Guerra e libertà di espressione: cosa succede nelle scuole?

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Da ieri gira in rete una inquietante circolare dell'Ufficio scolastico del Lazio, in cui si chiede che in occasione della Giornata della Memoria si presti la massima attenzione a eventi che possano turbare la serenità dei ragazzi e le lezioni e si chiede di segnalare tali eventi.
Non viene esplicitato, ma è chiaro che il punto sono i possibili parallelismi tra sterminio della popolazione ebraica europea da parte dei nazi-fascisti e occupazione e massacro della popolazione palestinese oggi.
Sulla stessa linea la proibizione delle manifestazioni delle comunità palestinesi di Roma e Milano domani, giornata della memoria appunto, quando da mesi questi cortei si tengono, molto partecipati, ogni sabato.
Noi siamo lavoratori della scuola, alcuni di noi insegnano storia e non possiamo tacere di fronte a quel che succede e al tentativo di imbavagliarlo. Tanto più se si vuole fare un uso distorto della memoria dello sterminio nazi-fascista di 11 milioni di ebrei, zingari, oppositori politici, omosessuali.
Ma conservare la memoria non significa non poter parlare in modo critico, serio, circostanziato dell'oggi e il massacro dei civili palestinesi è, piaccia o meno, sotto gli occhi del mondo. Israele è uno stato occupante, e questa verità è ogni secondo che passa più chiara a tutti.
Dirlo è un diritto e anche un dovere.
La libertà di insegnamento è principio fondante di questo paese: l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. Nessuna circolare può violare in modo autoritario e antidemocratico questo principio.
Denunciamo con forza la gravità della circolare del Lazio e delle scelte delle questure di Milano e Roma e rivendichiamo la libertà di fare memoria e storia, avendo un rapporto schietto, critico e aperto con quanto accade nel presente.