Istruzione e Ricerca. Si apre un contratto Scuola scadente, già scaduto e pieno di trappole: vogliamo salario, diritti e dignità

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L'apertura del contratto del comparto Istruzione e Ricerca, del quale abbiamo scritto pochi giorni fa, trova il mondo della scuola in un periodo di particolare caos, tra concorsi che si susseguono in maniera irrazionale, bandi PNRR che distribuiscono in maniera a volte bizzarra fondi ben più consistenti di quelli abituali, casi sempre più frequenti di scuole mal governate o semplicemente non governate, all'interno delle quali si sviluppa un clima malsano di lavoro, una condizione studentesca e giovanile che l'istituzione non riesce più di tanto a cogliere, aiutare e orientare. Chi  sembra non accorgersi di tutto questo è il Ministro Valditara, che procede in maniera decisa su una serie di fronti, in continuità con la cosiddetta riforma dell'istruzione tecnica e professionale, giunta alla parte attuativa, la riscrittura delle linee guida per le discipline e di quelle legate all'educazione civica (leggi codici di comportamento), dando spazio sempre maggiore ai soggetti esterni dentro le mura scolastiche, siano apparati militari o di polizia, mondo dell'impresa o del territorio, grandi imprese informatiche, coi loro enormi margini di guadagno sulla digitalizzazione della scuola.
In questo quadro cosa potrà portare questo contratto nato già scaduto, trattandosi del rinnovo 2022-24? 
Aumenti irrisori, intanto, dal punto di vista economico, in linea con le risorse  stanziate negli altri contratti dei comparti pubblici, uno solo dei quali si è chiuso, quello delle Funzioni Centrali, aprendo però il vaso di Pandora di un modello contrattuale che non regge più, quello della moderazione salariale e della accettazione supina del contratto per chi vuole partecipare ai tavoli di contrattazione di secondo livello.
Su questo tema il comparto che comprende Scuola, Università, Ricerca e AFAM è il teatro di uno scontro pesante tra FLC CGIL e UIL, altrove alleate nella rivendicazione di democrazia sindacale, e qui invece protagoniste di linee divergenti, la prima con una posizione rigida sull'esclusione dai tavoli per chi non firma, nonostante la rappresentatività, che qualcuno ha chiamato "fascismo sindacale", l'altra ritagliandosi un ruolo di opposizione ma non riuscendo a fare il 2+2 del mettere davvero in discussione il sistema contrattuale concertativo.

Tutto questo ovviamente interessa in maniera relativa i lavoratori della scuola che chiedono salario, organizzazione, organici, interventi strutturali sull'edilizia e la sicurezza sul lavoro, buoni pasto, arresto dei processi verticistici che stanno producendo una generazione di dirigenti scolastici inadeguati e incapaci di costruire consenso e collaborazione nelle scuole. 
Questi problemi saranno risolti dal contratto? Noi non lo crediamo affatto, e pensiamo che tutti i sindacati firmatari dell'ultimo contratto, esclusa la CISL che ormai è sindacato di regime, saranno costretti a porsi queste domande. 
E non varranno furberie o tatticismi, "intanto chiudiamo questo perché poi si apre subito il prossimo". No, anche nella scuola non è più tempo delle mezze risposte, il sistema va a rotoli. 
Noi da tempo siamo convinti che serva l'alternativa, che bisogna rompere questo quadro. Le prossime elezioni RSU, che si terranno dal 14 al 16 aprile, giudicheranno la stagione contrattuale, che certamente non si concluderà per quella data, ma che da quel che ci sembra non intende neanche nelle intenzioni di chi governa e di chi detiene la cosiddetta maggior rappresentatività sindacale invertire le tendenze che abbiamo cercato di descrivere.
Per noi la strada da percorrere è un'altra e le elezioni RSU rappresentano il primo appuntamento in ordine di tempo per percorrerla. L'obiettivo di USB Scuola è quello di essere sempre più presente all’interno di ogni istituto, per potere garantire al massimo i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, per il ritorno alla scuola dei saperi, contro la deriva burocratica sempre più forte e il sovraccarico di lavoro del personale ATA, sempre meno numeroso e sempre più anziano, contro quei dirigenti scolastici autoritari e dispotici, troppo spesso impreparati, contro un precariato sempre più maltrattato ed esteso, una grave e continua imposizione di vincoli e legacci che limitano e scoraggiano gli spostamenti dei docenti, e per ottenere stipendi adeguati e in linea con quelli dei nostri colleghi europei, a fronte di una previsione di aumento di un miserabile 5,78% con una inflazione certificata al 16%.
Al governo chiediamo risorse e scelte radicalmente differenti. Alle lavoratrici e ai lavoratori chiediamo di supportarci, candidandosi con USB Scuola alle elezioni RSU e votando la lista presente nella maggior parte degli istituti del Paese.