LA "BUONA SCUOLA" BUROCRATIZZA E TAGLIA L'INCLUSIONE

Venerdì 7 aprile 2017 il Consiglio dei Ministri ha definitivamente approvato il testo della delega n. 378 relativa all’inclusione scolastica degli studenti con disabilità.

Il testo è stato modificato rispetto alla versione originale, accogliendo quasi completamente il parere delle Commissioni Parlamentari VII e XII.

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Il nuovo testo mantiene intatti tutti i punti deboli che abbiamo messo in evidenza in precedenza. In particolare, siamo decisamente contrari: al nuovo percorso di assegnazione delle ore di sostegno alle attività didattiche, pensato per sottrarre alle scuole quasi ogni potere di decisione e alle famiglie l’unico strumento – seppure debole – di opposizione ai tagli indiscriminati, ossia il ricorso amministrativo al TAR.

Nella delega scompare definitivamente il vincolo decennale sul ruolo di Sostegno, suggerito dal testo originario e non si registra alcuna particolare novità in merito al percorso di specializzazione su posti di Sostegno nella scuola secondaria di primo e di secondo grado (rimandando la materia alla delega specifica sulla formazione degli insegnanti) mentre è confermato l’accesso alla specializzazione, nel caso delle scuole dell’infanzia e primaria, ai soli aspiranti in possesso di laurea magistrale in Scienze della Formazione Primaria.
Resta immutato, rispetto alle redazioni precedenti, un aspetto piuttosto controverso dell’intera riforma, ossia la facoltà attribuita al dirigente scolastico, in nome della continuità didattica ed educativa, di prorogare per uno o più anni il contratto ai docenti di Sostegno a tempo determinato, “sentito l’eventuale parere della famiglia”. Tale possibilità, infatti, getta una pesante ipoteca sull’indipendenza e sulla libertà dell’insegnante precario e di conseguenza sulla trasparenza dei rapporti fra insegnanti e famiglia.
Nel mese di ottobre 2016 a quasi un terzo degli studenti con disabilità mancava il docente di sostegno, di contro oltre il 40% dei docenti precari sono docenti di sostegno. Non solo la “Buona scuola” renziana non ha guarito la supplentite, ma ci sembra chiaro che l’unico modo per garantire continuità agli studenti con disabilità non sia l’aumento del potere discrezionale dei presidi, bensì l’assunzione su tutti i posti in organico di fatto.
In questo nuovo testo, come nel precedente del resto, non sono presenti monitoraggio o eventuali sanzioni per quei dirigenti che non non rispettano il tetto limite del numero di alunni per classe, il numero di alunni con disabilità presenti in ogni classe, lo svolgimento di GLH di istituto e dei gruppi operativi, il mancato rispetto delle norme relative alla sicurezza e al superamento delle barriere architettoniche.
Appare evidente che la riforma appena approvata non risolva i numerosi problemi dell’inclusione scolastica, affrontati alla stessa maniera di sempre per via amministrativa e burocratica “nell’ambito delle risorse disponibili, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”, ma si configuri anche come l'ennesimo "taglio nascosto" al diritto allo studio e al welfare.