Lavoratori, studenti e famiglie uniti per scuole sicure. 25 novembre sciopero!

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Nelle regioni e nelle città più colpite dal virus si sta scatenando l'ennesima guerra tra coloro che pagano la gestione totalmente inadeguata della pandemia, un evento drammatico affrontato da una classe dirigente inadeguata e al servizio del profitto. Stiamo parlando delle famiglie che vogliono le scuole aperte e di quei docenti che spesso tirano un sospiro di sollievo se vengono chiuse.

È un conflitto inevitabile in questa situazione. I genitori devono continuare a lavorare e gestire i figli in Didattica a Distanza ma sono al tempo stesso preoccupati perché i figli rischiano di perdere un altro anno di scuola: non dappertutto, lo ribadiamo, strumenti, connessioni, capacità di gestione degli strumenti sono uniformi. Inoltre, non ci stancheremo mai di ripeterlo, la DAD è sostanzialmente una soluzione tampone, non certo scuola vera!

Dall'altro lato, ci sono i docenti, colpiti dal covid come tutte le altre categorie lavorative, poco protetti a causa di protocolli e DPI inefficaci (come definire diversamente le mascherine chirurgiche, che proteggono solo per il 25%, usate in classi di 25 alunni, dove non vi è neanche obbligo di utilizzarla, come è accaduto nel primo ciclo?).

In una situazione così complessa, un sindacato che sia tale deve ribadire con fermezza dove si trovano le responsabilità di questa debacle totale. Né delle famiglie, né dei lavoratori della scuola, le responsabilità sono di una classe dirigente che non ha voluto investire in una gestione sicura della seconda ondata pandemica, che non si è attrezzata in alcun modo a quanto sarebbe accaduto.

Non si è investito in edilizia scolastica e personale, perdendosi dietro a un assurdo concorso ora interrotto, per far prevalere una distorta visione del merito in un contesto d'emergenza che avrebbe richiesto una procedura veloce per titoli e servizi, per garantire un reale aumento dei docenti e degli ATA.

Non si è avuto il coraggio di indicare precise misure di sicurezza ai dirigenti scolastici, ottenendo l'effetto che ogni scuola ha fatto quel che ha potuto o voluto, in base alle risorse a propria disposizione. Questo ha aumentato le disparità e le distanze tra scuole di serie A e di serie B, ha prodotto migliaia di situazioni diverse, invece di una strategia condivisa e riconoscibile.

Non si è elaborato un piano strutturale dei trasporti, che permettesse agli studenti di raggiungere le scuole in sicurezza, esponendoli quotidianamente al rischio del contagio, né tanto meno sono arrivati i necessari interventi in sanità: nuove assunzioni, ripensamento della sanità territoriale, potenziamento degli ospedali. Così la sanità è nuovamente in ginocchio come a marzo.

Per chiedere investimenti seri nella scuola, nei trasporti e nella sanità, per pretendere una scuola aperta in sicurezza, saremo in sciopero e in piazza il 25 novembre.

La soluzione non è la contrapposizione tra i gruppi sociali colpiti dalla crisi, ma la lotta contro un governo e una classe dirigente inadeguata e al servizio del profitto.