Mobilità: la dittatura del Miur che non concilia pur ammettendo gli errori
Il contratto sulla mobilità 2016 firmato da CGIL, CISL, UIL e Snals prevedeva un meccanismo di conciliazione per la correzione degli eventuali errori materiali (Il dizionario Garzanti definisce così il termine “conciliazione”: composizione equa di una controversia sulla base di reciproche concessioni). Questi sindacati non avevano fatto i conti con i mille paradossi normativi e informatici che hanno spaccato i Lavoratori nelle varie fasi delle procedure di mobilità. Irresponsabilmente non hanno nemmeno previsto che queste procedure farraginose da realizzare sul piano nazionale avrebbero creato una marea di errori materiali che hanno conseguenze enormi nella vita dei Lavoratori della Scuola (casa, famiglia, figli da trasferire da un giorno all'altro).
Ad oggi ci ritroviamo in una folle situazione per cui a fronte dei numerosi errori, ammessi dal MIUR, le pratiche di conciliazione si stanno gestendo in due modi diversi: quando esiste un posto libero in uno degli ambiti della provincia in cui il Docente aveva diritto di essere assegnato, il MIUR assegna quell’ambito che comunque, spesso, non risulta essere quello in cui il Docente avrebbe avuto diritto ad essere assegnato; per tutti gli altri che ugualmente dovrebbero ottenere correzione, quando non vi è più alcun posto libero, il MIUR non concilia, tira dritto convinto che questi Lavoratori non faranno ricorso al Giudice del Lavoro. L'algoritmo che ha commesso errori clamorosi riconosciuti alla Primaria, sostiene ancora il MIUR, non ha prodotto alcun errore nella Secondaria di Secondo Grado. Algoritmo a singhiozzo che, lo ricordiamo, è a tutt'oggi sconosciuto anche alle organizzazioni sindacali che hanno firmato questo accordo sulla mobilità.
Lettere e appelli di questi Colleghi, ricattati o ignorati dal MIUR, ai sindacati complici non servono a nulla. In questa assenza o peggio in quei pochi commenti che leggiamo (finalizzati più a mettere una pezza per coprire un accordo che abbiamo denunciato per primi come semplicemente vergognoso) ci sembra di scorgere la fine della funzione di quelle organizzazioni alle quali, con ogni evidenza, non interessa più nulla delle vite di questi Docenti e dei loro diritti negati.
Dove si trova l’accordo? Dove sta l’equità? Dove riscontriamo una possibilità di reciprocità tra le due parti? Il MIUR sembra avere problemi anche con la più elementare semantica.
“Rimarremo un punto di riferimento per i Lavoratori che vorranno ricorrere al Giudice del Lavoro” dice Luigi Del Prete dell'USB P.I. Scuola “perché i diritti lesi vanno ripristinati e affinché il MIUR sia costretto a trovare una soluzione concreta e giusta per tutti i Lavoratori della Scuola”.
È uno Stato di Diritto quello in cui chi viola le regole invece di correggere, impone non una possibilità di conciliazione, ma un nuovo diktat (o la nuova sede e concili, o la vecchia chiaramente sbagliata) ricattando il proprio personale al quale ogni giorno chiede di insegnare agli Studenti italiani legalità, trasparenza, democrazia? È uno Stato Democratico quello che decide che, avendo sbagliato, non lascerà al Dipendente Pubblico altra soluzione se non una causa in tribunale?
Domenica 4 settembre ci troveremo in Assemblea a Roma, uniti per pianificare le prossime azioni finalizzate a ribadire con forza le nostre ragioni, le ragioni di chi ha subito un errore e non lo può aver corretto senza ricorrere al Giudice, le ragioni di chi svolge il proprio lavoro con dignità ma è costretto a vedere la propria dignità calpestata da politici incompetenti e arroganti, le ragioni di chi non può tollerare neanche un minuto di più la lesione di ogni basilare Diritto dei Lavoratori della Scuola.