Nuovi DPCM ma nessuna notizia sul concorso a cattedra
Da più di cinque anni USB Scuola si fa promotrice di un concorso per titoli e servizio che stabilizzi il personale precario valorizzandone l'attività prestata negli anni nonostante lo sfruttamento da parte dello Stato italiano e permetta a tutti coloro che hanno svolto meritoriamente la propria attività, in assenza dei medesimi diritti del personale di ruolo, di essere immessi in ruolo e successivamente adeguatamente formati.
Il MI insiste, anche durante la pandemia in corso, a volersi trincerare dietro la bandiera della finta meritocrazia paravento utile solo a nascondere lo scarso numero dei posti messi a bando (concorso straordinario 32.000 posti, concorso ordinario scuola infanzia e primaria 12.863 posti e scuola di I e II grado 33.000 posti, a fronte degli attuali 250mila docenti precari in servizio).
Le condizioni di partecipazione al concorso a cattedra che si svolgerà a breve sono tutt'altro che compatibili anche con l'idea di merito sventolata dalla ministra Azzolina. Se si avrà una temperatura corporea superiore ai 37.5 non si potrà svolgere il concorso e questo potrà capitare con un raffreddore, un problema ai denti, con l'allattamento (mastite) o causa ormoni da gravidanza. E non solo. Se si risulterà positivi a un tampone, se sarà positivo un proprio familiare, ma anche se lo sarà uno dei propri studenti e si sarà in attesa di tampone, il docente oggetto di questi provvedimenti, frutto non della propria scelta ma di una causa di forza maggiore, non potrà prendere parte alla prova concorsuale.
Questo concorso, quindi, non metterà tutti i candidati nelle stesse condizioni di partecipazione.
Il MI obbliga allo svolgimento di prove concorsuali esponendo a rischi da danni biologici docenti che si sposteranno da una regione all'altra per un concorso farsa, ma è necessario anche ricordare che si commette reato se ci si presenta alle prove nel caso in cui nella propria classe o nella scuola in cui si lavora ci sono stati infetti negli ultimi 15 giorni.
A fronte dell'indifferenza della ministra di fronte alle richieste dei precari che nello sciopero dello scorso 24 e 25 settembre hanno manifestato per denunciare la folle situazione dei concorsi a cattedra, invitiamo tutti i precari coinvolti nelle prove concorsuali per la propria tutela e per il proprio futuro lavorativo ad avvalersi dell'istituto dell'aspettativa non retribuita per un minimo di 15 giorni. Diversamente sarebbe appena il caso che gli Uffici scolastici regionali intervenissero a garanzia della partecipazione al concorso di tutti i lavoratori qualora i dirigenti scolastici negassero (per iscritto) l'aspettativa, dal momento che il concederla o meno è discrezione dirigenziale, ma le regole di partecipazione dovrebbero invece essere uguali per tutti.
Che i precari svuotino quelle scuole in cui da anni lavorano da precari, dando prova di resistenza e di dignità, ma anche a tutela della propria facoltà di partecipazione al concorso. Il senso del dovere ci dice che una scuola retta da precari fa male ai precari, ai colleghi di ruolo e agli studenti.