Nuovo anno scolastico: tutto cambia affinché nulla cambi.
Classi pollaio, organici docenti ed ATA tagliati, scuole fatiscenti e non sicure, ambienti scolastici con studenti ammassati. Ci aspettavamo che la scuola post Covid-19 avesse superato tutto questo e finalmente il governo decidesse di puntare su una scuola in grado di rispondere alle esigenze di lavoratori e studenti, purtroppo constatiamo che non è così.
Le “quattro chiacchiere” fatte dal presidente Conte e ministro Azzolina con sindacati complici ed associazioni varie, disegnano uno scenario in pieno stile gattopardesco, in cui si parla di pareti in plexiglas, tensostrutture futuriste, riduzione dell’unità oraria a 40 minuti, ma dove non si dice una parola su investimenti strutturali su organici ed edilizia. In sostanza tutto questo significa ancora classi pollaio da trenta alunni, organici docenti all’osso e trionfo della supplentite, personale Ata oberato di lavoro e di responsabilità sulla sicurezza, dirigenti che dovranno gestire scuole sempre più caotiche e con un rischio contagio che ricade completamente su di loro, il contratto collettivo che diventa cartastraccia con una inutile riduzione dell’unità oraria e l’obiettivo di utilizzare le ore residue per attività non previste dalla funzione docente o per aumentare il numero di classi per docente. In poche parole una scuola peggiore di quella di oggi, con la DaD come unico orizzonte certo per il futuro.
Di fronte a questo sfacelo, il 10 Giugno scenderemo in piazza con tutto il mondo della scuola per dire che vogliamo “formare un mondo diverso”, dove istruzione e sanità pubbliche e universali, nuovamente diritti inalienabili come da testo costituzionale, siano al centro di un progetto di crescita del paese; per rompere le imposizioni della gabbia europea, lasciarci alle spalle decenni di politiche di tagli e devastazione, nascoste dietro parole come autonomia, competenze, qualità, rimettendo al centro l’istruzione pubblica, la ricerca e l’università.