Nuovo contratto: è ora di dire la verità!
Siamo stanchi, lo diciamo chiaramente per rispetto di tutti quei lavoratori che da giorni assistono alla querelle sul nuovo contratto che vede come protagonisti sindacati concertativi e governo. È chiaro che le cifre previste per gli aumenti stipendiali non supereranno le somme stanziate nella legge di bilancio, che il bonus docenti al massimo sarà oggetto di contrattazione nazionale senza alcuna possibilità di essere inserito sul tabellare, che l’impostazione gerarchica ed autoritaria fatta di sanzioni disciplinari, aumento dei carichi di lavoro e strapotere dei dirigenti è la trama di tutto il contratto. Lo stallo delle trattative non dipende dalla finta resistenza dei sindacati complici. Più che una contrattazione sembra la ricerca spasmodica di un paracadute in grado di salvare da un lato il governo uscente e il PD, partito-guida dei concertativi, che pagheranno pesantemente alle prossime elezioni la legge 107, dall’altro i sindacati silenti che temono le prossime elezioni RSU perché potrebbero determinare il crollo di molti di loro.
USB ha rotto gli indugi e proclamato per il 23 Febbraio un sciopero della scuola che ha al centro la questione contrattuale, per ribadire che tutti i lavoratori della scuola meritano il rispetto che ad oggi governo e sindacati concertativi non mostrano, dando vita ad uno spettacolo inaccettabile. “Chiediamo con forza un tavolo vero all’Aran, in cui mettere al centro il valore di quanti lavorano nelle scuole, riconoscendo aumenti economici veri e stabilendo una parte normativa che ritorni allo spirito democratico della scuola post resistenziale” afferma Luigi Del Prete, Esecutivo nazionale USB Scuola. “Se tutto dipende, per i sindacati concertativi, dalla questione che il bonus sia oggetto di contrattazione o no, se la condizione dirimente per la firma del contratto è un aumento di 85 euro e non di 80 euro, se tutta questa “tarantella” serve solo ad ottenere che il dirigente sanzioni per un giorno anziché dieci, chiediamo ad Aran e concertativi di chiudere definitivamente la partita, riconoscere chiaramente che la scuola non è al centro dello sviluppo sociale e culturale di questo paese e ammettere che il sindacalismo concertativo è ormai stampella silente delle politiche di austerity europea” conclude Del Prete.
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