Piano vaccini. Urgente affrontare i problemi per la scuola

Nazionale -

La campagna vaccinale per il personale della scuola è formalmente partita. Ci sono delle criticità che USB Scuola intende denunciare.

In primo luogo, lavoratrici e lavoratori della scuola e, in generale, di tutti i settori pubblici e privati, non hanno a disposizione un permesso ad hoc, né per il giorno della somministrazione, né per la giornata successiva in caso di reazioni al vaccino. Occorre quindi fruire di permessi personali (che per il personale precario non sono retribuiti), della malattia (che in virtù della famigerata Legge Brunetta subisce la decurtazione dello stipendio), di permessi brevi (che vanno recuperati).

Inaccettabile!

Ci sembra altrettanto irricevibile la posizione di Cgil, Cisl e Uil che stanno usando il paravento della non obbligatorietà del vaccino per placare gli animi di lavoratrici e lavoratori e giustificare la fruizione degli istituti tradizionali (permessi o malattia) in un momento di assoluta straordinarietà.

C'è poi un altro aspetto problematico. Alcune regioni sono in grave ritardo rispetto al piano vaccinale. È il caso della Sicilia e dell'Emilia. In Lombardia, invece, il presidente Fontana e l'assessore Moratti hanno addirittura ignorato l'indicazione ministeriale: il personale della scuola non potrà ancora accedere al piano vaccinale!

USB Scuola chiede al Miur di istituire in via eccezionale due giornate di “permesso straordinarioretribuito al 100% e senza alcuna forma di decurtazione per il personale della scuola che decida di vaccinarsi, incentivando così la prevenzione tra tutti i lavoratori della scuola.

Chiediamo inoltre un intervento urgente per sollecitare tutti i presidenti di regione rispetto all'avvio della procedura vaccinale.

Infine, chiediamo che venga definitivamente eliminata la squallida e denigrante trattenuta sulla malattia, che non ha alcun effetto sulle assenze del personale della scuola e del Pubblico Impiego tutto, ma ha un grave impatto sulla busta paga e di conseguenza sulla fruizione del diritto al recupero e riposo (molti vanno al lavoro anche in cattive condizioni di salute), nonché sulla propaganda avversa alle lavoratrici e ai lavoratori dello Stato.