Precariato scuola: concorsi nel caos, docenti destinati a rimanere precari e la scuola sempre più vilipesa

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Le convocazioni per la prima fase delle immissioni in ruolo dei docenti vincitori di concorso si stanno svolgendo, con tempi acceleratissimi e assoluta confusione.
Se, tecnicamente, il problema è sempre lo stesso, ovvero l’utilizzo di una piattaforma che non riesce a sostenere il carico di accessi, il momento più delicato della vita lavorativa di ogni docente si sta svolgendo nella confusione assoluta.
Il Ministero dell’economia non ha comunicato i contingenti: nessuno sa quante e dove saranno le assunzioni. In ogni regione, i docenti non hanno altro criterio se non i propri desideri e le proprie necessità personali e familiari, per ragionare sull’ordine in cui inserire le province. E non sanno neanche se tale espressione di preferenza sarà utile, perché potrebbero non essere neanche destinatari del ruolo.
Non è stato sciolto un nodo fondamentale delle procedure straordinarie svolte: se non prendo il ruolo posso comunque prendere l’abilitazione? Sembra che questo problema sia irrilevante per il ministero, che ogni giorno mostra un distacco maggiore dai dipendenti che dovrebbe amministrare e dalle loro esigenze.
Pochissimi docenti hanno superato le prove del concorso “STEM”, un concorso arrangiato in fretta e furia, svolto in una modalità del tutto nuova, sia per i candidati che per i commissari che hanno elaborato le prove. Una modalità da rischiatutto, quiz a risposta multipla con tempi stretti (e stili tipografici confusi, come segnalato da alcuni candidati quale difficoltà aggiuntiva), che di certo non è la modalità valutativa idonea a comprendere la preparazione sulla conoscenza né della disciplina né della didattica. Non è ancora neanche dato sapere se questo concorso STEM sia l’unico ordinario o se a quello che si terrà per le altre classi di concorso potranno partecipare di nuovo i docenti che hanno svolto lo STEM. 
Particolarmente vergognosa la situazione del concorso di Fisica, che è stato superato solo dal 7% degli aspiranti. Da docenti sappiamo che risultati di questo tenore sono di solito da imputarsi a chi struttura un compito, non a chi lo svolge: qualcosa nella taratura del test non ha funzionato.
La propaganda ha un valore maggiore del lavoro reale e per il Ministero dell’Istruzione è più importante dire che i docenti non verranno immessi in ruolo perché non sono preparati ai giochi a premi, anziché risolvere, seppur in modo estremamente parziale, il problema del precariato.
Precariato che ancora vedrà rinnovare la scelleratezza del “contingente Covid”, 20.000 docenti e 30.000 ATA da assumere con contratti al 10 dicembre!
I problemi del precariato e della carenza di organico nelle scuole non si risolvono con queste farse propagandistiche. USB Scuola chiede ancora, come fa da anni, l’immissione in ruolo diretta dei precari con 3 annualità di servizio, dei precari abilitati, dei precari specializzati su sostegno; un aumento reale degli organici docenti e ATA; interventi seri di edilizia scolastica, con il recupero di strutture fatiscenti e la costruzione di nuovi edifici, che consenta la riduzione del numero di alunni per classe.
In assenza di tali misure, parliamo solo di squallide manovre populistiche.