Riforma Valditara dell'istruzione tecnica e professionale: un passo ulteriore verso la scuola di classe
Non è una riforma di facciata, quella sull'istruzione tecnica e professionale, che ieri è passata in Senato, dopo esser stata approvata alla Camera mesi fa.
Il Ministro Valditara, pienamente nel solco dei suoi predecessori, ha fortemente spinto perché su una parte consistente dell'istruzione secondaria superiore del nostro Paese si tornasse a mettere le mani in maniera significativa.
È una riforma che segna un cambio di fase, che sancisce la fine dell'impianto generalista di questi rami del mondo della scuola e li collega strettamente ai bisogni degli apparati produttivi e di impresa.
Non serve formare cittadini, non serve costruire coscienze critiche, non conta offrire alle giovani generazioni prospettive di crescita culturale complessiva. Ai figli della classe lavoratrice e dei ceti medi impoveriti, come ai figli degli immigrati, si sta dicendo di competere e mettersi a disposizione di ciò che il mercato del lavoro richiede, qui ed ora, alle condizioni economiche e contrattuali che ci sono e senza possibilità di discutere.
Poco conta che una serie di soggetti esterni metterà le mani direttamente su programmi, corpo docenti, uso delle risorse; poco conta la riduzione a 4 anni (più i possibili 2) dei percorsi; poco conta il grido d'allarme che viene da chiunque capisca che questa è sempre meno scuola.
Ora prepariamoci a presidi sperimentatori, a caos generalizzato, a un aumento dei carichi di lavoro per i docenti di queste scuole che dovranno gestire la parte attuativa. Ma prepariamoci soprattutto a contrastare questa riforma, a metterne in luce le contraddizioni, a organizzare questo e altri punti critici di un ripensamento classista della scuola pubblica statale, che fa strettamente il paio con la territorializzazione d'impresa, uno dei cuori della autonomia differenziata. A questi temi abbiamo dedicato un convegno pochi mesi fa. Presto sarà disponibile una pubblicazione con la quale, alla ripresa della scuola, ci impegneremo in un percorso su tutti i territori per organizzare l'alternativa alla scuola dei padroni.