Risposta alla Lettera aperta da parte della Rete nazionale dei coordinamenti precari autoconvocati della scuola
Car@ collegh@,
Come sapete, l’USB P.I. ha da sempre lottato contro tutti i processi di precarizzazione del lavoro e, in particolare, contro quella malattia insopportabile di cui è affetta la scuola italiana: la proliferazione di contratti a tempo determinato e la mancata stabilizzazione del personale della scuola.
La nostra posizione sulla vostra specifica vertenza, elaborata da tempo, è chiara e semplice e parla di stabilizzazione e riconoscimento degli anni di servizio. Tuttavia pensiamo sia controproducente organizzare lotte legate ai bisogni del qui e dell'ora, senza articolare una strategia politica e vertenziale più ampia e complessa. In altri termini, riteniamo sia giunto il momento di mettere in campo un’azione duplice: da un lato, sanare tutte le criticità dello stato di cose attuale e, dall’altro, avviare un ragionamento serio che proponga anche una nuova forma di reclutamento del personale scolastico.
Il Decreto Scuola, approvato lo scorso mese di dicembre dal Parlamento, è una risposta del tutto insufficiente alle legittime rivendicazioni dei lavoratori della scuola tutti. Ribadiamo il punto. Occorre innanzitutto la stabilizzazione dell’organico della scuola, vale a dire la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto. Ne gioverebbero tutti, precari inclusi, senza distinzioni di categorie e sottocategorie che troppo spesso mettono i lavoratori gli uni contro gli altri. In secondo luogo risulta necessario avviare un PAS abilitante per tutti quei docenti che hanno maturato tre anni di servizio (180x3). Contemporaneamente, bandire un concorso su tutti i posti reali e di tutt’altra natura rispetto a quello di prossima pubblicazione: la professionalità acquisita sul campo di centinaia di migliaia di lavoratori non deve più essere umiliata.
Il Decreto Scuola, così come tutte le recenti scelte degli esecutivi sulla vostra condizione, ha però un soggetto co-protagonista: i sindacati firmatari e rappresentativi del comparto scuola. Essi continuano a seguire una linea fallimentare per il movimento dei precari, una scelta al ribasso, che guarda a interessi che nulla hanno a che vedere con quelli dei lavoratori e soprattutto dei lavoratori precari. Va operata una scelta chiara di campo. CGIL, CISL, UIL, SNALS e GILDA hanno svenduto tutti quei lavoratori che, al contrario, dovrebbero rappresentare ai tavoli di concertazione. Organizzare un’azione di sciopero per chiedere il rispetto di accordi al ribasso che tali soggetti hanno stipulato ci sembra una strategia difficile da portare avanti, come continuare a sollecitare quegli stessi sindacati a indire lo sciopero. Occorre a nostro avviso guardare più a medio termine, immaginare una strategia che metta insieme proposta politica, disponibilità alla lotta e strumenti organizzativi adeguati. Come USB ne abbiamo avuto un esempio recentissimo con la vicenda ex LSU ATA, conclusasi con una stabilizzazione che non ha precedenti nel mondo della scuola e non solo. Da questo patrimonio vogliamo partire anche rispetto alla questione dei docenti precari, con una proposta che discuteremo con tutti gli interlocutori liberi e pronti a nuovi cicli di mobilitazioni, che guardi in primo luogo a sanare l’indecente situazione di sfruttamento attuale e in secondo luogo alla strutturazione di una formazione e di un reclutamento del corpo docente rispettosa dei lavoratori, della loro professione e degli anni di servizio svolti.