RSU 2025. USB continua a crescere dentro una scuola sempre più aziendale: rompere questo schema è la scommessa del futuro
Per la quinta tornata di fila, ovvero da quando USB scuola esiste, siamo riusciti a crescere come numero di voti a livello nazionale, nelle elezioni RSU appena svolte. Questo dato è in totale controtendenza con la crisi del cosiddetto sindacalismo di base. Non è una considerazione competitiva ma un problema politico quello che stiamo ponendo, e che finora sta trovando ambigua collocazione nella FLC CGIL.
Ma veniamo a noi. Quasi un migliaio di preferenze in più per USB scuola, a fronte di una crescita costante di iscritti che supera perfino quella dei tanti pensionamenti che da un paio di anni a questa parte riguardano un pezzo importante del nostro corpo di iscritti.
Ci sono due elementi che spiegano questo dato, molto semplici e che però hanno richiesto e continueranno a richiedere costanza e dedizione: da una parte un impianto organizzativo forte e strutturato, quello di USB Scuola, dentro a quello solido e coeso di tutta USB Pubblico impiego, come confermano l'andamento degli altri settori e la crescita complessiva; un impianto organizzativo fatto di lavoro militante, a 360 gradi, in senso confederale, non solo sul proprio settore.
Dall'altra parte, non avere mai smesso di ragionare sulla scuola, sulle sue trasformazioni aziendaliste e burocratiche, su dove essa stia andando in questa fase di capitalismo crepuscolare che ne fa un mero strumento di riproduzione di classe e di oppressione, non certo di emancipazione. Tendenze incarnate perfettamente dalla enorme crescita di Anief, elemento apparentemente di rottura nel panorama sindacale, ma in realtà perfettamente funzionale e organico a questo nuovo quadro. Lo diciamo con chiarezza: Anief nella sua struttura sindacale gerarchica incarna pienamente la nuova struttura aziendalista della scuola, la sua alleanza con un sindacato di “vice-presidi” per la creazione di un vero middle management della scuola è lontano anni luce dalla nuova scuola statale che USB mira a costruire.
Noi invece rivendichiamo di aver mantenuto l'idea di formare un mondo diverso, di aver aperto da anni un rapporto strutturato con la parte più avanzata del mondo studentesco, di capire che non si tratta più di difendere spazi di una scuola che non resiste più, resistenza che pure appoggiamo ogni volta che si manifesta, ma che bisogna provare a cambiare punto di vista su una scuola ormai strumento del capitale, per costruire una nuova scuola pubblica statale.
Obiettivi ambiziosi, oltre la nostra attuale misura, grandezza e capacità di intervento. Ma USB ci ha abituato a pensare in questo modo, ad andare oltre ciò che le nostre forze consentono, perché si diventa alternativa reale solo se ci si pensa come tale.
C'è da costruire maggiore omogeneità, non affidare la crescita solo agli strepitosi risultati di alcune realtà (Palermo e la Sicilia su tutte), ma costruire un radicamento diffuso, un quadro intermedio, il ragionamento e l’analisi della nuova scuola di cui Valditara è solo un epifenomeno.
Siamo dentro una enorme crisi del capitale, nella guerra mondiale a pezzi di cui ci ha parlato per anni Papa Francesco, nella crisi ambientale ed energetica, nel Fascismo del terzo millennio.
Mutuando lo slogan della grande assemblea studentesca di OSA di qualche settimana fa, anche il movimento del lavoratori delle scuole deve provare a fare un salto di qualità. “Partigiani delle scuole” vale anche per noi, nelle forme di una azione sindacale e politica che deve avere respiro, numeri ma anche idee di un progetto di trasformazione sociale che nelle scuole non può che trovare uno dei terreni di scontro principale per la battaglia complessiva.
Auguri alle centinaia di RSU elette con USB: siamo già al lavoro per continuare il nostro percorso e allargare ancora il nostro raggio di azione.
Viva USB!
Viva USB Scuola!