SCIOPERO DEL 10 MAGGIO: NON È CHE L'INIZIO. Contro autonomia differenziata, per una scuola di qualità!
La partecipazione allo sciopero indetto dall'USB pubblico impiego ha dato prova del largo dissenso verso il progetto di regionalizzazione avviato dalle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, di intesa con l'attuale governo.
Roma, Napoli, Palermo hanno visto scendere in piazza tutti i lavoratori dei diversi comparti del Pubblico Impiego uniti contro la cosiddetta secessione dei ricchi e ugualmente compatti per chiedere assunzioni e fine del precariato, diritto alla mobilità per i docenti ingabbiati dalla Buonascuola, contratto e nuove risorse economiche da stanziare per gli aumenti salariali di docenti e ata, adeguamento dell'organico di diritto all'organico di fatto.
Oggi i dipendenti pubblici hanno difeso lo Stato Sociale, rivendicando in modo non corporativo la propria dignità e professionalità. Sanità, scuola, università, ricerca, enti locali, agenzie fiscali, vigili del fuoco e tutti gli enti pubblici che ogni giorno tutelano il cittadino nei suoi diritti fondamentali rappresentano beni comuni da difendere e su cui lo Stato non può pensare di disinvestire.
Nell’incontro con il sottosegretario alla funzione pubblica abbiamo messo al centro della discussione la questione del precariato e della mobilità degli esiliati. Abbiamo chiarito che siamo contrari a tutte le proposte formulate nei tavoli tematici sul precariato, ribadendo che l’unica strada da percorrere è quella di percorsi abilitanti non selettivi (ne’ in entrata, ne’ in uscita) per i 50000 lavoratori con tre anni di servizio e l’avvio parallelo di una fase concorsuale riservata sul 50% dei posti messi a bando per il concorso. Sulla questione esiliati il sottosegretario ha chiesto un dossier ampio al fine di avviare un confronto con il Miur. Stesso discorso in relazione alla possibilità di trasformazione dell’organico di fatto in diritto. Il sottosegretario ha compreso con chiarezza il danno determinato dalla buona scuola di Renzi sul corpo sociale dei lavoratori della scuola provenienti dal sud Italia.
Oggi è solo l'inizio di una lotta dura, per noi inevitabile, in difesa di tutti i lavoratori, dei loro diritti e della loro dignità!