Sì caro De Luca, siamo tutti cresciuti con il latte al plutonio
Purtroppo sì, caro De Luca, la scuola non è solo un parcheggio che si può aprire e chiudere a piacimento dei clown votati alla politica, la scuola è luogo di socialità ed incontro dove, utilizzando le parole di Danilo Dolci, “ciascuno cresce solo se sognato”. Perché un bambino non dovrebbe andar a scuola, desiderando di andarci ed “imparare”, oppure semplicemente decidere di crescere insieme ad altri bambini? Danilo Dolci oggi sarebbe stato un insegnante che lei “avrebbe mandato a zappare la terra”, utilizzando uno dei suoi must, ma che a zappare la terra ci andava veramente e vedeva nella scuola un luogo dove crescere e soprattutto formarsi.
La sua idea di scuola, caro De Luca, è chiara: luogo dove si staziona e si educa al lavoro, all’individualismo, in cui contano le “competenze” che si possono trasmettere anche attraverso una piattaforma informatica, anzi è più semplice farlo perché non si entra mai in contatto con nessuno, si resta isolati, ci si sente “oggetto” di una pratica educativa escludente che amplifica le solitudini e depotenzia quella capacità critica che si costruisce in una comunità e non in una stanza buia.
Ha mandato al macello pazienti in una sanità regionale allo sfascio con zero investimenti, i trasporti pubblici sono carri bestiame con gente ammassata perché non lei ha saputo potenziare nulla, ma l’unica cosa che sa fare è prendersela con una bimba che vuole andare a scuola e non restare dietro uno schermo.
I suoi video buffoneschi nascondono solo una grande paura: che quei bambini cresciuti a scuola e plutonio abbiano la capacità di ribellarsi e prendere a calci una classe politica che li vuole servi silenziosi del potere, che un giorno sappiano scendere nelle piazze gridando “tu ci chiudi e ci massacri, tu la paghi”.