testimonianze da una comune giornata di lotta...

Nazionale -

16 maggio si sono conclusi i tre giorni di mobilitazione contro le prove Invalsi: ci sono giunte alcune testimonianze e racconti da tutta Italia ve ne giriamo alcune così come ci sono arrivate.

A volte abbiamo preferito non inserire riferimenti a nomi di scuole o persone ma stiamo preparando il Dossier preciso e verificabile delle violazioni e angherie dentro le scuole che a volte abbiamo dovuto subire e più spesso abbiamo contrastato e rigettate

e possibile difendersi, è un impegno civile a cui non si può rinunciare.

 

Lettera ai colleghi comparsa in sala insegnanti

 


Cinisi, 14 Maggio 2012



Cari colleghi,

presi come siamo da mille impegni spesso agiamo come degli automi, scegliendo la via più facile, ubbidiamo per il quieto vivere, senza chiederci perché ci viene ordinato di fare qualcosa.

 

Fermiamoci,riflettiamo, apriamo gli occhi su quanto sta accadendo e utilizziamo per primi la coscienza critica che dovremmo stimolare nei nostri alunni!

 

Dimostriamo di avere a cuore il fondamentale ruolo di chi deve consentire agli studenti di “leggere il mondo da soli”, di uscire nella società con un bagaglio di conoscenze ed esperienze che non li lasci indifesi: vogliamo passare alla storia di questo Paese come coloro che si suicidarono professionalmente, operando per l’eutanasia dell’insegnamento?

 

Oggi ci impongono le prove Invalsi, domani chissà….magari di pulire i bagni!?!

 

La scuola pubblica dovrebbe essere la priorità per ogni Governo democratico: essa rappresenta un baluardo di apertura mentale e di formazione di coscienza critica, fornisce strumenti concettuali, qualità nell’uso e nell’autonomia della ragione.

 

Per questo l’articolo 33 della nostra Costituzione pone come non negoziabile la libertà d’insegnamento e d’apprendimento.

L’insegnamento è un’arte, una techne, come la chiamavano i Greci, che educa ad essere padroni della propria mente.

 

A causa dell’alta concezione della professionalità docente che ho, non voglio essere catena di montaggio di una pseudocultura sminuzzata e nozionistica attraverso prove di dis-valutazione.

 

Le prove Invalsi seguono progetti di "valutazione" di tipo anglosassone, progetti in via di dismissione nei Paesi d’origine, se non altro perché hanno dimostrato tutta la propria inefficacia (come avevano del resto denunciato, al loro apparire, eminenti psicopedagogisti quale J. Piaget), perché addestrano: quasi si trattasse di ammaestrare un pilota a guidare un cacciabombardiere, anziché di educare a ragionare e ad apprendere.

 

Perché allora accettare un modello che si è rivelato così fallimentare?

 

Nostro dovere di educatori è aiutare a sviluppare conoscenze, competenze e capacità nella bellezza della molteplicità degli ingegni umani e delle possibilità di crescita e sviluppo a cui ogni studente ha diritto.


dall'Emilia Romagna

Nella mia scuola le prove INVALSI sono state svolte regolarmente, senza farsi troppe domande, con la pura logica del "tu mi dici quello che devo fare e io lo faccio".

Sollevando dei semplici interrogativi durante la ricreazione con i colleghi è emerso che nessuno crede minimamente nella validità di queste prove. 

Tutti sono convinti che siano inutili, una perdita di tempo e che non rappresentino nella maniera più assoluta degli strumenti per valutare il livello medio nazionale degli studenti o la qualità delle scuole. Inoltre, pensiero diffuso fra colleghi, è che le prove non possono essere oggettive, né per il modo in cui vengono somministrate, né per la tabulazione dei risultati.

I risultati, hanno fatto emergere, talvolta, dei paradossi.

L'alunno più diligente ha risposto in maniera adeguata a meno della metà delle domande e l'alunno che ha tirato a indovinare ha risposto adeguatamente a quasi tutte le domande.

L'esclusione dalla valutazione degli stranieri di cittadinanza italiana da meno di un anno e dei casi certificati è, inoltre, vergognosa. 

Sono alunni ai quali dedichiamo tutto il nostro lavoro e il nostro impegno ogni giorno e che hanno pianto durante le ostiche prove perché non "ce la facevano" e non si sentivano "capaci". A 7 anni non sentirsi capaci è un tipo di inettitudine trasmessa da un sistema che ti cataloga in questa condizione. Inetto è invece chi crede di misurare delle competenze con trabocchetti e doppi sensi.



Ciao

ti aggiorno su come è andata da noi rispetto alle invalsi...

Il mercoledì non le ha fatte nessuno per lo sciopero (e non sono state

recuperate...); l'ispettrice era presente e tra l'altro la conosco (laureata in legge,contattata da un suo docente, reclutata sullo stile degli scrutatori tanto per intenderci).

Il venerdì, siccome gli insegnanti con l'atto di rimostranza non si erano resi disponibili, le prove sono state somministrate in tempi diversi nelle quattro classi dal preside e dall'ispettrice.

Per l'anno prossimo proviamo ad alzare il

tiro, speriamo

Ciao



Dovreste proprio venire nella mia scuola, il liceo , per svegliare le coscienze su quello che sta succedendo (e che a mio avviso prefigura e prepara un sistema che raccoglie il peggio di quello anglosassone senza farne propri i pregi: primato della scuola privata, licenziamenti selvaggi, brutali ispezioni ministeriali, dispotismo assoluto dei dirigenti). Difficile, credo, trovare un preside più "illegalista" , bonariamente e burberamente despota, in modo tipicamente stalinista. 

Gli insegnanti o sono tutti ricchi di famiglia, o tutti coglioni. O forse hanno interiorizzato il ricatto psicologico in base a cui chi rifiuta di fare quello che il contratto non prevede (e che per di più è funzionale all'evoluzione-involuzione di cui sopra) nuoce alla scuola e si sottrae ai propri doveri. Oppure hanno paura: con la legge Brunetta, un preside può fare tutto quello che vuole, o quasi.