Un corteo per le vie di Roma: giù le mani dalla Scuola
SABATO 2 febbraio (ore 14)
Corteo da P.za dell’Esquilino a P.za SS.Apostoli
indetto dal Coordinamento delle Scuole di Roma
E’ ORA DI CAMBIARE, E’ ORA DI COMINCIARE A VINCERE
Ogni giorno vediamo realizzarsi i foschi piani che denunciamo da anni: la strisciante privatizzazione e una scuola pubblica sempre più escludente; la precarietà come condanna a vita; l’erosione costante e non più sostenibile dei nostri stipendi; la chiusura degli spazi di democrazia e confronto; la diffusione di una filosofia della cultura “un tanto al chilo” dei quiz Invalsi e delle chiacchiere sulla produttività; la prospettiva della miseria legata ai vincoli del fiscal compact.
Ogni giorno vediamo colleghi che per anni ci hanno dato degli “allarmisti” prendere coscienza e toccare con mano che, ahinoi, USB aveva visto giusto e che è ora di mobilitarsi.
In questi anni ci sono state lotte, manifestazioni, scioperi; tantissimi lavoratori hanno dato credito in particolar modo ai sindacati concertativi (i famosi sindacati “maggiori”) e ogni volta sono ritornati a casa con una sconfitta dolorosa che ha messo a serio rischio persino la volontà di resistere. Siamo reduci dalle mille lotte: contro la riforma delle pensioni, la legge Fornero, la Spending Review, la Legge di stabilità e lo spauracchio dell’aumento a costo zero dell’orario di lavoro.
Il risultato è però sempre deludente e la tanto invocata unità sindacale della scuola si è dissolta sull’altare sacrificale del Fondo d’Istituto.
La volontà di lottare realmente per difendere la scuola e i suoi lavoratori in realtà non è mai stata nei progetti dei sindacati collaborazionisti, sempre impegnati a fiancheggiare questo o quel governo ritenuto amico.
E oggi vengono elogiati dal governo e dai partiti che lo hanno sostenuto per la loro “responsabilità”; quella responsabilità che ha permesso dal ‘92 ad oggi la realizzazione degli accordi sul taglio dei salari e sulla legalizzazione del lavoro nero tramutato in flessibilità, il varo di decine di finanziarie che hanno cancellato lo Stato Sociale, l’accettazione da parte dei lavoratori di un continuo e reiterato furto.
Quando sentiamo invocare questi “meriti” di Cisl, Uil e Cgil comprendiamo allora la ragione della sconfitta; ci appare chiaro come i lavoratori siano stati usati per garantire vita facile ai partiti di riferimento; prima vi hanno arruolati in mobilitazioni blande e di facciata e poi resi deboli e rassegnati dalle inevitabili sconfitte.
I motivi che oggi ci portano in piazza sono tutti giusti e la piattaforma ampiamente condivisibile, ma se non apriamo gli occhi, se continuiamo a dare deleghe in bianco ai “pompieri” sindacali, se non tagliamo con fermezza i “rami secchi” del sindacato collaborazionista, non riusciremo a costruire quella forza che ci permetterà di cambiare le cose.
Dobbiamo dare forza al sindacalismo conflittuale e indipendente.
Sostenere e iscriversi all’USB significa scegliere di difendere diritti e dignità dei lavoratori, liberi da qualsiasi condizionamento dai giochi dei partiti o dai discorsi sulle compatibilità finanziarie degli squali della finanza internazionale e della BCE.
Iscriversi a USB significa smettere di essere “responsabili” e avere finalmente una reale prospettiva di lotta e di vittoria.