Giù le mani dal diritto di sciopero
Ai svolgerà il 26 febbraio un incontro tra l’Aran (che, ricordiamo, rappresenta lo Stato nella contrattazione del Pubblico Impiego) e i sindacati (solamente i firmatari del CCNL) per discutere la proposta di precettazione dei docenti in caso di sciopero.
Si tratta di una limitazione del diritto costituzionale allo sciopero su cui USB Scuola si è già espressa e contro la quale l’intera USB sta lavorando, al fine di tutelare lo strumento principale che hanno i lavoratori per esprimere il proprio dissenso.
Evidentemente questa limitazione non tocca le organizzazioni sindacali rappresentative e concertative che non portano avanti un’azione di sciopero dal 5 maggio 2015, avendo proclamato e prontamente ritirato le successive azioni, forse consapevoli della scarsa credibilità che hanno dopo avere avallato nei fatti, nonostante un’adesione massiccia al 5 maggio, la Buona Scuola e le successive leggi delega, trasformando quello sciopero in un passaggio che ha prodotto sfiducia e scoramento nei lavoratori della scuola, come sempre avviene quando alla massiccia adesione alla lotta, non segue da parte sindacale una spinta per l’incremento della protesta.
La precettazione, unita alle comunicazioni che i DS dovranno fornire obbligatoriamente sui dati di adesione degli scioperi degli ultimi due anni scolastici, sono strumenti mirati a mettere in difficoltà le organizzazioni sindacali conflittuali, come USB che ancora crede fermamente nel diritto di sciopero e nella necessità del suo libero esercizio e si va ad aggiungere all’indebolimento profondo di questo strumento, che dalla legge 146 non può essere prolungato e utilizzato per portare avanti lotte forti e che facciano la differenza.
Per questo motivo, memori dell’intervento fatto dal comitato europeo dei diritti sociali qualche anno fa, in cui si condannava l’uso indiscriminato della precettazione nel settore dei trasporti, USB torna a rivolgersi allo stesso organismo per l’azione fuori controllo della Commissione di Garanzia sugli scioperi (in particolare nel settore dei Trasporti, della Polizia Locale e, adesso, anche della Scuola), che ha di fatto usurpato il ruolo del Parlamento, che dovrebbe occuparsi anche della normativa che regola le modalità di fruizione del diritto di sciopero. Certo, il Parlamento finora ha taciuto, lasciando in mano alla Commissione di Garanzia un fardello elettoralmente scottante.
L’incontro all’Aran non è un punto di ripartenza in questo senso. L’Agenzia sembra volere contrattare un accordo per regolamentare la precettazione dei docenti, strumento mai neanche ipotizzato fino a questo momento, lamentando che quando viene proclamato uno sciopero i genitori non mandano i figli a scuola, vivendo un disagio. L’ARAN forse non ha chiaro a cosa serve lo sciopero, che è uno strumento essenziale di lotta per la difesa e la conquista di diritti, per i lavoratori. Esso deve creare un disagio al fine di portare all’attenzione del Governo e della cittadinanza sulle difficoltà che vivono i lavoratori.
USB Scuola esprime grande preoccupazione per il grave scippo di diritti che Aran e sindacati complici stanno cercando di attuare ai danni delle lavoratrici e dei lavoratori e assicura che metterà in atto tutte le iniziative possibili per rivendicare che LO SCIOPERO È UN DIRITTO DEI LAVORATORI E, IN ITALIA, È UN DIRITTO COSTITUZIONALE!