INVALSI E SIGNORI FEUDALI Lo strano caso di Bologna dove il test è stato somministrato direttamente dal dirigente e in un'altra dal suo vice.

Bologna -

La scorsa settimana anche a Bologna numerosi insegnanti hanno messo in piedi forme di rifiuto verso la somministrazione dei test Invalsi; chi attraverso delibere degli organi collegiali, chi attraverso rifiuti individuali e chi aderendo allo sciopero del 13 maggio.

I motivi della protesta sono ormai noti: la palese inadeguatezza didattica dei test, la richiesta di lavoro non pagato ai docenti, la violazione della privacy degli studenti, la discriminazione di alunni disabili o stranieri, il tentativo di schedare insegnanti e studenti in chiave meritocratica. Pare poi che l’operazione sia costata più di 8 milioni di euro, in una fase di forti tagli all’istruzione.


Alcuni dirigenti hanno riproposto i test nella giornata del 20 maggio. Lo spostamento era consentito solo se richiesto entro il 31 marzo all’Invalsi, con comunicazione all’Ufficio Scolastico e previa autorizzazione.

A queste obiezioni i presidi hanno risposto di avere l’autorizzazione (senza però esibirla). Nonostante ciò gli insegnanti si sono ugualmente rifiutati, affrontando pressioni fortissime.

Così in una scuola il test è stato somministrato direttamente dal dirigente e in un’altra dal suo vice.


In pratica i dirigenti non volevano affrontare la sconfitta e così hanno preferito non rispettare alcuna regola, in spregio al protocollo invalsi e alla volontà dei docenti che avevano addirittura scioperato, rinunciando allo stipendio pur di difendere la scuola da questa operazione. Quello che più ha urtato la sensibilità dei dirigenti è stata la mancata sottomissione dei docenti da loro considerati alla stessa stregua di “servi della gleba” che non onorano il proiprio “feudatario”. Il risultato è però stato che gli insegnanti non si sono asserviti e i “feudatari” sono andati a fare il lavoro dei “servi della gleba”: una bella vittoria!


Ma perché lo hanno fatto? Saltate le prime prove, ripeterle serve solo ad avere dati non più attendibili dal punto scientifico, visto che sono stati somministrati test che circolavano ormai da una settimana. Siamo convinti che tanto sforzo da parte dei dirigenti sia dovuto all’ossessione di vedere la propria scuola uniformata e inquadrata; il contrario di quanto ci suggerisce tutta la più accreditata teoria pedagogica.


L’USB Scuola ha informato dei fatti l’Ufficio Scolastico Regionale e chiederà di verificare la correttezza dell’operato dei dirigenti. Resta l’esperienza di un primo, grande momento di affermazione di dignità da parte di colleghi che, senza ricevere nulla in tasca, si sono esposti per difendere l’idea di una scuola pubblica e di qualità per tutti.


A giugno affronteremo sicuramente un altro scontro forte, quando, in opposizione ai forti tagli e ai salari sempre più bassi, metteremo in atto lo sciopero nei giorni degli scrutini finali e assisteremo ad altre sfuriate da parte dei “signori feudali”.


Cogliamo l’occasione per esprimere tutto il nostro appoggio e la nostra solidarietà con gli insegnanti, i genitori e gli studenti che in questi giorni stanno attuando uno sciopero della fame contro i tagli e in difesa della scuola pubblica.

Bologna, 21 maggio 2011 

Francesco Bonfini – USB Scuola Bologna