Verso lo sciopero: LE RAGIONI DEI CONVITTI SPIEGATE DA UNA PRECARIA
in allegato la Mozione Finale del Convegno di Correggio
Lettera da una precaria dei convitti, personale educativo degli istituti educativi dello Stato.
Conoscete questa realtà della scuola pubblica italiana?
Da 10 anni ho prestato servizio di precariato in questi istituti la cui storia secolare necessita ora più che mai di una denuncia corale che chiarisca tutto ciò che li peggiora e che li intende peggiorare in maniera sensibile.
La scuola pubblica è organo costituzionale e per questo necessita di un progetto unitario e nazionale.
Un progetto che nel mondo dei convitti italiani non ha mai avuto attuazione; e i motivi sono molteplici:
Leggi vetuste risalenti ai fascisti regi decreti, ignobili vuoti legislativi quindi, con conseguente disomogeneità di gestione
Tentativi puntuali di aziendalizzazione e privatizzazione
Tagli all’organico del 40%
Diktat di bilancio e proposte di legge che a una lettura poco approfondita sembrano volerli rilanciare in ottica di modernità
Totale assenza di organi collegiali democratici
I Decreti Delegati del ’74 hanno rappresentato il punto di partenza del principio democratico nella scuola pubblica, disatteso da una politica neoliberista che va in direzione diametralmente opposta.
Dovrei citare un mare magnum di leggi, note e circolari ministeriali che hanno avuto come unico obiettivo quello di rendere difficile l’offerta educativa dei convitti… in modo che ne diminuisse la domanda.
Solo qualche riferimento: finanziaria 2007, il duo Gelmini-Tremonti... fino a tempi più recenti, quando prima nell’ex art. 57 del decreto Monti, poi nella bozza sul merito del ministro Profumo, e poi con un emendamento al DL 104 della Carrozza (tentativi tutti ritirati e\o bocciati) si tentava d’inserire il “gradimento” del personale da parte dei Dirigenti Scolastici.
A tutto questo si aggiunge l’iniziativa a dir poco paradossale e incostituzionale di taluni rettori per forme di reclutamento illegali… cioè bandi finalizzati all’assunzione diretta di personale educativo per mansioni per le quali noi educatori abbiamo superato un concorso pubblico per Costituzione obbligatorio, e speso anni e anni di studio, di titoli, e di servizio, e acquisito competenze.
Insomma, questo della scuola e dei convitti, è un luogo pubblico. E tale deve rimanere.
L’idea cui tentano di far prendere spazio è invece quella malsana che alcuni convitti debbano diventare luoghi d’eccellenza internazionale giustificandola con principi di modernità fasulla, per escludere tutti quei convitti che non verranno politicamente individuati alla rinascita, al grido di “chiudano pure quelli destinati a chiudere”… sempre secondo Lor signori della politica appoggiati da Dirigenti di larghe intese.
Logica di mercato anziché educazione democratica… e così quest’idea passa indisturbata attraverso la proposta di Legge Aprea (ferma al senato) e l’ultima a firma del deputato M. Di Stefano.
La nostra categoria soffre da troppo tempo una gestione privatistica da parte di circoli di potere.
Il personale educativo è la vera competenza dei convitti, e ormai da cinque anni si confronta quotidianamente discutendo online sul gruppo Personale educativo di Facebook: un vero forum d’informazione, dove sono tante le emergenze da gestire, e tra le tante, le problematiche suesposte.
Questo ha resa possibile l’unità indispensabile alla lotta, efficace per la rivendicazione dei principi costituzionali della scuola pubblica.
Con la nostra coscienza critica, la presenza battagliera del sindacato USB Scuola locale e il determinante sostegno da parte del suo esecutivo nazionale, siamo riusciti ad evitare la chiusura di un convitto storicamente importante: Il “Rinaldo Corso” di Correggio.
Ed è grazie all’impegno di tanti, che è stato possibile il 28 marzo scorso il convegno “I convitti nel passato e le promesse di riforma futura: dove porta la privatizzazione della scuola pubblica” tenutosi proprio a Correggio: dalla mozione del gruppo di lavoro, riparte la nostra ferrea denuncia.
A tutti i colleghi del personale educativo di ruolo rivolgo un’ultima riflessione: difendiamo la nostra categoria e non l’interesse di pochi.
Esserci, partecipare, difendere richiedono sforzo e sacrificio soprattutto quando il lavoro per il quale ci si è impegnati senza sosta si perde: il mio pensiero va perciò a tutti i precari storici e alle nostre amarezze di ogni giorno.
A tutti i lavoratori della scuola pubblica:
abbiamo il dovere di reagire, e di difenderci da tutte quelle condizioni inaccettabili, determinate e puntuali che una politica demagogica e populista da tempo vuole radicare.